Mezz'ora di dispotismo illuminato del colonizzatore da Madeira e poco altro, ma tanto è bastato per ridimensionare la versione brutta ma buona del Cagliari e derubricarla a brutta e basta. La reazione del secondo tempo - al netto di una Juventus col pilota automatico azionato - è stata troppo tardiva o troppo poca a seconda dei punti di vista, comunque non tale da giustificare un tempo di vantaggio concesso a quella che era, e resta, una delle squadre più forti d'Europa.
La tentazione di farsi scudo attorno alla retorica del “non è in queste partite che si costruisce la salvezza” è dietro l'angolo, ma se può anche essere vero ad inizio campionato, il discorso cambia quando i punti a disposizione sono trentatré e per il Purgatorio ne devi buttare dentro circa la metà. Gli scontri diretti con Spezia e Benevento saranno gli Hunger Games, questo è chiaro, ma per rosicchiare terreno sul gruppone bisognerà iniziare a ghigliottinare anche qualche testa pesante.
L'impatto sulla partita è sembrato un remake del Cagliari marchiato Di Francesco, con confusione davanti e idee chiarissime su come farsi del male dietro; perché dimenticarsi Ronaldo in mezzo all'area di rigore non è esattamente un inno alla vita e concedere costantemente quaranta metri alla squadra con più contropiedisti d'Europa ancora meno.
Merita un capitolo a parte la gestione delle corsie, in attesa (o nella speranza) che Asamoah sia effettivamente arruolabile, dando per assodato che il Cagliari non lo abbia davvero preso per giocare venti minuti a partita. Ieri Semplici ha riproposto Nandez a sinistra, non proprio la sua tazza di tè ma condizione necessaria e sufficiente per dare spazio e minuti a Zappa. La riflessione che bisognerebbe effettuare, a questo punto, porterebbe a domandarsi se valga la pena sacrificare l'uruguagio sull'altare dell'ex Pescara. A piede invertito Nandez annulla una grossissima fetta del suo potenziale offensivo: perde sistematicamente un tempo di gioco per rientrare sul destro, non crossa quasi mai e mai dal fondo, specialità della casa giocando sul piede forte. Un limite ieri, una castrazione non richiesta con Pavoletti in campo.
È altrettanto vero che il gol di Simeone arriva da un assist di Zappa propiziato da un'intelligente sovrapposizione, ma il laterale scuola Inter sembra ancora troppo discontinuo nell'arco dei 90', alternando momenti di furore agonistico ad altri di ingiustificata timidezza; come ieri, quando da quinto ha pensato più a non prenderle da Chiesa che a darle. La sensazione, in ogni caso, è che il gol sia una delle poche cose buone che il Cagliari porterà ad Asseminello dal match di ieri, non fosse altro per un Cholito che aveva drammaticamente bisogno di ritrovare la via del gol.
Sabato prossimo, contro lo Spezia, sarà senza alibi plausibili la partita in cui costruire la salvezza, come le successive dieci ma con qualche margine di errore in meno. Se non altro, nessuna delle avversarie che il Cagliari si troverà ad affrontare avrà Ronaldo.