Che questo campionato fosse un unicum era chiaro da un pezzo, e poco meno di duecento gol segnati nelle prime cinque giornate (quasi quattro gol a partita) sono un buon biglietto da visita per rendere l'idea. Ma nella Serie A dadaista, dove la Juventus viene inchiodata da Crotone e Verona sull'1-1, dove il Sassuolo rimonterebbe qualsiasi gara con la sigaretta in bocca e il Benevento si gode i suoi sei punti viaggiando ad una media di tre gol subiti per match, strappare due vittorie consecutive è tartufo d'Alba.
Tanto per cominciare, non esistono squadre materasso. Le neopromosse giocano, eccome se giocano; le “piccole” - sempre ammesso che questo termine possa ancora avere un senso - hanno investito (un'Udinese che si porta a casa El Tucumano Pereyra e Deulofeu non può essere considerata una squadra da B); chi è brutto davvero ha fatto il voto al Dio Belotti e tira a campare (ancora per poco), ma lì serve tempo e anche solo pensare a questo Torino come la più scarsa del campionato la dice lunga sul livello (alto) della Serie A. Una Serie A livellata, estremamente equilibrata, dove ogni domenica può succedere tutto e il contrario di tutto e indicare i favoriti delle singole sfide è roba da Marty McFly e Emmett Brown. Il Cagliari si sta ambientando alla grandissima, con sei punti in otto giorni frutto di sette gol segnati e quattro subiti: dando un'occhiata al calendario alle spalle, l'undicesima piazza dei sardi e i sette punti in saccoccia fanno tutto meno che schifo.
Forse Di Francesco, che nel calcio disegnato a tavolino dal Cappellaio Matto ci sguazza, ha davvero trovato la quadra, e forse l'ha fatto più in fretta del previsto. Zappa-Nandez è un asse che ha pochissimo da invidiare a quello pensato da Cartesio, con le lacune dell'uno perfettamente bilanciate dalle doti dell'altro. Joao e Simeone si cercano e si trovano con una facilità commovente, e se poi anche Sottil e Lykogiannis partecipano alla festa allora il Cagliari può davvero camminare a testa altissima contro chiunque. Non sono solo rose e fiori, certo, perché per una fase offensiva che sembra funzionare come da libretto delle istruzioni, c'è una fase difensiva che ancora scricchiola e che, al netto del regalo di bentornato di Cigarini, ieri ha palesato qualche incertezza. Strappa l'occhio (stavolta in negativo) Godin, ma ad oggi è ordinaria amministrazione: l'uruguagio si era fatto in quattro per assecondare il dittatoriale mantra della difesa a tre Contiana – dopo una carriera a quattro – e ora sta mostrando un po' di ruggine nel tornare alle vecchie abitudini.
Qualcosa ancora da correggere ma le notizie buone son sicuramente più delle cattive. Il Cagliari subisce tanto, ma segna di più: forse può essere la Serie A giusta. Forse questo campionato senza padroni è l'habitat ideale per la rivoluzione Difranceschista.