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La resistenza di Walter

L'analisi del match contro l'Atalanta

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‌Al sessantesimo minuto Gasperini butta dentro Zapata, Gomez e Ilicic in un colpo solo, una dichiarazione di guerra più che un cambio. In questa tripla botta si nasconde il midollo di una gara in cui il Cagliari, forse, è andato persino oltre le proprie possibilità. La macchina da gol dell'Atalanta, metà squadra e metà PlayStation, tenuta a stecchetto da dieci rossoblù, piegati solo da un rigore concesso a ridosso della perla del Cholito, annullata con un'applicazione forse un po' troppo severa del regolamento. Il peccato di gioventù di Carboni - che oggettivamente non aveva la necessità di stendere Malinovskyi - non deve arrestare lo sviluppo del ragazzo, peraltro impeccabile sino al momento dell'espulsione.

Il buffetto consolatorio di Canzi, durante la dolorosa passerella verso gli spogliatoi, deve ricordare la giovanissima età di un ragazzo a cui sin'ora, di fatto, era stato chiesto di risolvere l'emergenza nel roster del Cagliari.

‌Presto i big svuoteranno l'infermeria, tornando prepotentemente a contendere al baby di Tonara la maglia da titolare. Qui Carboni dovrà dimostrare di essere pronto, inteso nel senso più esteso possibile del termine, assorbendo lo scivolone e ripresentandosi col vento in poppa, senza farsi schiacciare dall'episodio.

Del resto ha avuto nella squadra un ottimo esempio, mai naufragata nemmeno contro la squadra più tendente all'iceberg da Titanic del campionato. Perché forse l'Atalanta non è la Juventus, ma in Europa non esiste un'altra squadra in grado di infierire sugli avversari come la Dea, un martello pneumatico da sette gol in tre partite di campionato e da tre centri in quattordici su trenta gare, una schiacciasassi che difficilmente conosce le parole "controllo del risultato".

Per onestà intellettuale è doveroso specificare il turnover dei bergamaschi in versione XXL, così come le tante occasioni da gol create dalla banda del Gasp, ma tenere l'Atalanta sullo 0-1 in inferiorità numerica è roba da legionari. E proprio sulla missione bellica si è costruita la resistenza dei sardi, tra le sgroppate di Rog con Sutalo appeso alla schiena, alla criniera onnipresente del leone con la 18.  

Così i sardi son usciti a testa altissima da una gara che li avrebbe potuti vedere tornare a casa con le ossa rotte e che oggi, col paradosso della sconfitta, restituisce fiducia in vista della Fiorentina. 

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