Ci sono situazioni e sensazioni conservabili e descrivibili in un'istantanea. Il momento storico del Cagliari si fotografa quando Pisacane, mica Arjen Robben, cerca di prendersi la copertina calciando a giro sul secondo palo il pallone più bollente della partita. Self confidence, fiducia nei propri mezzi, consapevolezza, tutto ciò che i rossoblù hanno mostrato nell'arco dei novanta minuti col Torino.
In effetti, ad analizzare i valori espressi sul rettangolo verde ieri pomeriggio, sembra esser passata un'era geologica da quando i granata lasciavano 22 (ventidue) punti ai sardi alla trentottesima. Può sembrare una considerazione banale, ma non lo è per niente: il Cagliari ha la salvezza nel mirino, guarda al lato sinistro della classifica con consapevole ambizione e sussurra (pianissimo) la parola che inizia con la E. Ora, per poterla pronunciare per intero servirebbe il settimo posto: convertito in soldoni, arrivare davanti alla miglior Fiorentina degli ultimi anni (quella dell'alieno con la cicatrice, per intenderci), ad una milanese o una romana e, appunto, al Torino. Ecco, ad oggi il Cagliari è più forte di Belotti e compagnia: questa è la versione in prosa della sfida dell'Olimpico, dove i rossoblù hanno costruito, convertito in gol, legittimato e gestito, subito il pareggio all'unica distrazione grossa, sbandato, sofferto, resistito e ricostruito, andando vicinissimi a riprenderla.
Merito di singoli al servizio di una squadra e di una squadra al servizio si singoli, uno dei quali rispondente al nome di Nahitan Michel Nandez Acosta.
Sagittabondo, pletorico, solipsista: questi sono gli ultimi tre aggettivi rimasti. Tutti gli altri sono già stati spesi per descrivere il tuttocampista uruguagio, il rossoblù più impattante degli ultimi quindici anni. Siamo rimasti un po' tutti meravigliati dalla gamba di questo signore e spiazzati dalla sua attitudine all'assist: ieri lo abbiamo riscoperto incursore col vizio del gol. È tanto vero che Nandez ha una dicitura nella carta d'identità con su scritto "plusvalenza", ma il Cagliari può goderselo in santa pace sino a fine campionato.
A quel punto si capirà dove si è arrivati e dove si può arrivare, cosa si è sussurrato, cosa si è detto e cosa si potrà gridare.