Giocare in una data “storica” come il 12 aprile è sempre complicato, specie se in campo il divario con il passato diventa ancora più ampio. Il Cagliari dello scudetto, 44 anni fa, era composto per cinque undicesimi da coloro i quali sarebbero stati i titolari nella spedizione azzurra in Messico. Ora, il solo che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) staccare un biglietto per il Brasile è Astori.
Inutile, però, sprecare paragoni che non portano ad alcuna conclusione. Sono cambiati i tempi, le finanze, i presidenti. E le “bandiere” come un certo Riva non esistono più. Anzi, no, una è rimasta, quel Daniele Conti, ormai sardo d’adozione, che proprio ieri ha festeggiato le 311 presenze in Serie A con la maglia rossoblù, raggiungendo Nenè, protagonista del sopra citato tricolore. Mica roba che si vede tutti i giorni.
In campo, in quel di Reggio Emilia, la squadra, con il ritorno al timone di Pulga, è parsa contratta nel primo tempo. Il gol incassato ad opera del “solito” Zaza (autore di una rete anche all’andata), a causa di una marcatura a dir poco approssimativa da parte di Astori, ha contribuito ad alimentare i dubbi e le insicurezze. Per fortuna che Ibarbo ha ben pensato di svegliarsi dal torpore a inizio seconda frazione, procurandosi un prezioso rigore. Siglato, bisogna riconoscere, con personalità, da Ibraimi.
Per il resto la partita è stata a dir poco noiosa, fatta di fraseggi a centrocampo e una mole incredibile di errori di impostazione, oltre a troppi e infruttuosi lanci lunghi. Sono stati, dunque, rispecchiati i valori, alquanto modesti, delle due compagini.
È tornato a correre sulla corsia di sinistra Nicola Murru. Dopo tanta panchina (e talvolta tribuna) il terzino ha avuto modo di riassaporare il campo. E Avelar? Ha fatto ingresso al secondo tempo, ma stavolta sulla linea dei centrocampisti, ruolo (forse) a lui più congeniale. In avanti si è rivisto Sau, rimasto però ancora a secco: non segna dal mese di gennaio.
Il pareggio per i rossoblù, al di là della prestazione, è una autentica boccata d’ossigeno. Consente, infatti, dopo due passi falsi, di fare un piccolo balzo in avanti verso la salvezza, oltre a lasciare nella medesima posizione una diretta concorrente.
Cosa occorrerà fare di qui in avanti? Innanzitutto svuotare l’infermeria, rimpolpata anche ieri a causa dell’infortunio di Dessena. Almeno un centrocampista (Vecino?) e un attaccante (Nenè o Pinilla?) saranno fondamentali per affrontare con maggiore serenità l’insidiosa trasferta nella Genova rossoblù di domenica prossima.
Intanto, si rincorrono le voci che parlano di un incontro in settimana tra il consulente della cordata americana (il cui nome non è ancora stato rivelato) Luca Silvestrone e Massimo Cellino, al fine di discutere la cessione della Cagliari Calcio.
Che siano le ennesime fandonie, o che ci sia un fondo di verità? Ci auguriamo non sia solo l’ennesimo brutto sogno.
Pensiamo, però, prima di tutto alla salvezza. Solo dopo la certezza della permanenza in Serie A si potrà ragionare, a mente libera, sul futuro della nostra squadra. Senza, per favore, ulteriori prese per i fondelli.