L'odore è quello della vernice fresca, gli scatoloni non sono stati ancora svuotati del tutto, la polvere caduta dalle mensole appena appese ancora è lì sul pavimento. Andrà via a breve, perché la finestra è aperta e la corrente si ingrossa, il vento del cambiamento soffia forte e spazzerà via l'ingombrante passato vissuto tra uno stadio che non esisteva più e il nomadismo inconsapevole da Trieste in giù.
Finalmente ci siamo, finalmente a casa.
Il rischio quando si fa festa è sempre lo stesso, che gli invitati tornino a casa delusi, vuoi perché la musica era scadente, vuoi perché la crema della torta era fatta con uova marce, vuoi perché i palloncini erano sgonfi. Non è stato questo il caso.
Il Crotone ha provato a recitare anche stavolta la parte dello sconciagiochi (e in effetti lo stereo si è spento per qualche secondo sulla punizione di Barberis), ma anche stavolta l'ha spuntata il Cagliari. La firma ce l'ha messa Sau, uno che se legge Sardegna Arena vede già qualche mattone di casa sua.
I sardi hanno approcciato benissimo la partita, come sempre quando i rossoblù giocano in casa. Squadra pimpante sin da subito, Pavoletti in movimento a limare le unghie, pronto a graffiare, Joao Pedro voglioso di dimostrare qualcosa, non so bene cosa ma qualcosa, Cigarini in versione Spielberg e una difesa solidissima.
Poi il numero 18, uno, Barella e centomila. È tutto quello che gli altri provano ad essere ma non sono, corre, dà del tu al pallone, inventa, lancia, lo cercano, lo trovano e li trova: ieri migliore in campo, come a San Siro, come allo Stadium, come sempre. Sarà presto convocato quantomeno per uno stage da Ventura, sognando il Mondiale e con la firma sul futuro azzurro post Russia.
Là davanti qualcosa ancora è da aggiustare, Pavoletti deve ancora adattarsi alle idee di Rastelli (e non viceversa) ma la sensazione è che anche con l'ex Napoli in attacco siano pochini.
La prossima settimana si va a Ferrara. Occhio, non inganni il nome Spal: da quelle parti giocano bene, eccome se giocano bene. Dopo essersi imposti sul Crotone ratione autoritatis, ora è tempo di dire la propria per autoritate rationis.