E sarà ancora Serie A. Niente di nuovo, perché la salvezza era cosa fatta già da qualche mese, ma da oggi anche l'aritmetica si unisce al club delle certezze di cui già facevano parte buon senso e manifesta inferiorità e comunica ai rossoblù la permanenza nel massimo campionato. Lo fa non in grande stile, perché il delfino pescarese sembrava grande e grosso stipato com'era nell'acquario della serie B, ma nell'oceano della A si è rivelato in tutta la sua innocenza e mansuetudine. Eppure i sardi non son andati oltre ad uno striminzito 1-0 col rigorino, approcciando la gara da big per poi spegnersi e rischiare pure la beffa del pareggio. Soffrire in casa contro il Pescara di questi tempi non era cosa facile, ma tant'è.
In occasione della sfida contro i biancazzurri Rastelli ha mescolato le carte, panchinando Sau e rilanciando il dimenticato Farias, apparso come sempre voglioso di accendersi ma troppo lontano dalla migliore condizione per farlo: troppo spesso lontano dal gioco. Ieri pomeriggio il verdeoro si è trasformato nell'eremita di Sorocaba, ritirandosi in meditazione per tratti di gara troppo lunghi. Ma questo è Farias, giocatore tanto irritante nelle sue scomparse dal terreno di gioco quanto irresistibile se innescato. Chi ha il coraggio di dire che non sia da A dovrebbe guardare più spesso Balogh e compagnia.
A conservare i tre punti ci hanno pensato ancora una volta le manone di Rafael, che in queste giornate pare aver raccolto le macerie del 1989 e rimesso sù un muro che divida l'area piccola dalla linea di porta.
Non segna Borriello e questo sì, fa notizia, di quelle che sarebbe bello non sentire mai.
Esattamente come quella di un Muntari costretto ad abbandonare il terreno di gioco per gli insulti razzisti piovutigli dagli spalti: l'ennesima figuraccia di un pubblico che quest'anno ne ha azzeccate davvero poche. È vero, sono sempre quattro deficienti a creare queste spiacevoli situazioni, ma mi piace pensare che il pubblico possa essere considerato un tutt'uno sempre, nel bene o nel male. Colpevoli in quattro? Colpevoli tutti, anche quel signore vestito di giallo col fischietto in bocca, che a volte dovrebbe provare ad usarlo per bloccare tutto e dire "Così non va, così non cresceremo mai".

