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Caro Cagliari, si fa così

L'analisi del match contro il Milan

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Quando una donna vuol cambiare, comincia dai capelli. Un taglio netto e si svolta, da oggi si ricomincia. Il Cagliari non è donna e non ha scelto il parrucchiere, ma la sensazione da inversione di tendenza è stata percepita anche ad occhio nudo. Anno nuovo, vita nuova. Perché quest'anno gli assalti alla diligenza non vanno di moda, nel 2017 si usano compattezza e pochi fronzoli.

Così per la prima volta (o quasi) dall'inizio del campionato Rastelli ha puntato il suo dollaro sul cercare di non prenderle prima di darle, ha parcheggiato il pullman davanti alla porta e ha cercato di colpire in contropiede. La squadra ha risposto positivamente, eliminando l'Autosole tra i reparti e con una difesa finalmente attenta e concentrata per 90'. O quasi.

Perché in effetti il "nuovo taglio" dei sardi è durato sino all'ottantottesimo, quando Bruno Alves il cattivo ha fatto il buono e non ha azzannato il pallone vagante in area di rigore. Piccolezze che a volte ti puoi concedere, ma non quando giochi contro quel cannibale che è Gianluca Lapadula, il centravanti più affamato del West. E lui su quel pallone ci va, eccome se ci va, tocco per Bacca e il colombiano finisce davanti a Rafael che solo Dio sa come, dopo un intero match passato a cercare (e trovare) le contromisure giuste alle frecce rossonere.

E ora siamo al day after, quello dell'amaro in bocca e del "c'eravamo quasi", da domani l'eco delle note stonate avrà smesso di propagarsi e si comincerà a ragionare sulla zolletta di zucchero che frutterà l'aver preso la medicina.

Infatti il Cagliari esce da San Siro con la consapevolezza di sapersi anche difendere, di riuscire (se necessario) a piazzare undici giocatori dietro la linea della palla e inscenare il più classico dei catenacci all'italiana per provare a colpire in contropiede.

Perché si gioca anche così, si mantiene spesso la categoria così e si salva sempre la faccia così.

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