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Fermata prima del capolinea: lo schiaffo lascia il segno, la carezza no

L'analisi del match contro l'Empoli

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È la classica sensazione da fermata prima del capolinea. La cappelliera è stata quasi interamente svuotata, mentre ti accingi a prendere con fatica la tua valigia. Pesa, eccome se pesa, piena di rimpianti ma alleggerita da quelle speranze che pian piano si son perse nel viaggio. L'ultimo sguardo fuori dal finestrino, quasi a cercare chi ancora ti aspetta alla stazione. Sono in pochi, e forse nemmeno loro credono che tu stia solo facendo scalo.

Va male caro Cagliari, va malissimo. Va male perché perdi, perdi sempre. Perdi con le big e perdi con le piccole, quando giochi bene e quando giochi male. Qualche volta vinci pure, è vero, ma lo schiaffo lascia il segno e la carezza no. Quand'è forte lascia stampate le cinque dita sulla guancia, e lì restano. Non le cancelli, perché il tempo non cancellerà mai questi 39 gol presi in diciassette partite, 2,29 gol a partita, medie da Stephen King.

Gli ultimi due dell'Empoli, la squadra che sino a ieri vantava il peggiore attacco del globo terracqueo. Aggiungiamo pure che il mattatore è niente popò di meno che Levan Mchelidze, uno che a parte nelle amichevoli tra scapoli e ammogliati vede la porta solo per uscire di casa. Ma ormai è così, contro i rossoblù segna chiunque. Ricorda un po' le partitelle all'oratorio: quando tra i pali era il turno del più scarso della compagnia, anche il terzinaccio dai piedi quadri si improvvisava bomber. E così anche il centravanti georgiano (9 gol in 130 presenze prima di ieri, tanto per rendere l'idea) scrive il suo nome sul tabellino. Tanto alla fine a questo mondo due cose sono certe: la morte e il gol subito dal Cagliari. 

Perché in realtà ieri i rossoblù non hanno giocato male come col Napoli  (se mai fosse possibile), e in realtà hanno pure fatto la partita a lunghi tratti. Il problema è che le palle gol non arrivano, perché le idee sono poche e confuse: manca proprio quella verve che si tradurrebbe nell'andare a sbranare la partita, elemento fondamentale per una neopromossa. Le uniche volte che i sardi si son resi pericolosi l'hanno fatto con lanci a scavalcare il centrocampo, segno che qualcosa nella manovra non va, posto che le due squadre giocavano a specchio e che quindi non c'era assolutamente inferiorità numerica in mediana.

Giovedì sarà il giorno del non ritorno, go hard or go home. Tornerà a pieno regime Joao Pedro,  ieri sfortunato sul campo e ingenuo fuori. Il suo ritorno è oro colato, perché al Cagliari manca come il sole manca a Nuuk la presenza di un giocatore tra le linee in grado di creare superiorità numerica. In estate ci fu chi esultò per il mancato arrivo di Mati Fernandez in favore di Tachtsidis. Mah...

Fatto sta che col Sassuolo sarà un altro scontro diretto, ci si gioca un'altra fetta di salvezza. Rastelli si giocherà molto di più. Il treno può ancora esser ripreso in corsa, a patto che si sappia come farlo tornare sui binari.

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