Una vita da giocatore spesa tra i campi di calcio lontano da casa (fatta salva la parentesi nel Cagliari tra il 1990 e il 1994, nel periodo più bello della storia recente rossoblù) compensata da quattordici anni di assoluta fedeltà alla causa rossoblù nella veste di dirigente. Ma ora è arrivato il momento di dirsi addio.
Già da qualche settimana Gianfranco Matteoli non è più il responsabile del settore giovanile del Cagliari (di cui aveva preso le redini nel 1999, voluto fortemente da Massimo Cellino) ma se oggi le giovanili rossoblù sono riconosciute da tutto il movimento calcistico italiano è solo per il lungo lavoro che Matteoli ha compiuto in questi anni, con un solo obiettivo: valorizzare i giovani calciatori sardi.
E questo impegno è stato riconosciuto ancora una volta, recentemente, quando l’ex centrocampista dell’Inter ha ricevuto il premio della Scopigno Cup come “Miglior responsabile del settore giovanile 2015”.
L’ormai ex dirigente rossoblù ha parlato ai microfoni di Tuttomercatoweb. Ecco le sue parole:
"Ho accettato la decisione della società con serenità, è finita un'era ma fa parte del calcio. Ci sono stati momenti molto belli ma non sono uno che si piange addosso. Credo che in quattordici anni si sia costruito qualcosa di molto importante. Adesso parecchi ragazzi, cresciuti nel nostro settore giovanile, giocano in giro per l'Italia. E abbiamo dato un esempio di comportamento. In poche parole abbiamo fatto settore giovanile. In Italia si parla delle difficoltà del nostro calcio e poi vai vedere gli Allievi e le Primavere e ti accorgi che spesso sono caratterizzate da giocatori che arrivano da fuori”.
Quali sono stati giocatori a giovani a cui si è legato di più?
"Per me sono stati tutti uguali, mi è dispiaciuto che qualcuno non sia arrivato là dove meritava. Ma non ho avuto il tempo di affezionarmi a nessuno".
Perchè Giulini ha deciso di non confermarla?
"Una società nuove fa le proprie scelte. Con il presidente ho avuto un buonissimo rapporto. Sento semmai dire che adesso al settore giovanile si farà tecnica, ma è da quattordici anni che la facciamo e che portiamo giocatori in prima squadra. Nel corso degli anni abbiamo fatto varie volte le finali di Allievi e Giovanissimi ma per chi fa settore giovanile sono cose relative. Le soddisfazioni più grandi sono nel vedere un giocatore arrivare in prima squadra. Le mie domeniche infatti le passavo controllando i vari calciatori cresciuti nel nostro settore giovanile e che ora sono in giro per l'Italia. Un giorno il grande Favini mi disse: ‘Gianfranco, ma tu la domenica vai a vedere la prima squadra o i piccolini?’. E io risposi: ‘I piccolini’. E' lì che si vede la passione per fare questo mestiere".

