Bello ed intenso l'editoriale a firma di Arrigo Sacchi pubblicato sull'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. Al centro della sua analisi sul calcio italiano c'è il mister del Cagliari Zeman:
"In Italia qualcosa si muove: piccole società hanno scelto di salvarsi ingaggiando allenatori che sono maestri e non gestori. La loro speranza è il collettivo e un calcio cui il collegamento e la chiarezza devono essere di supporto a giocatori inesperti o giovani. Uno Zeman adesso migliorato anche nell’organizzazione difensiva capostipite è il capostipite. Ultimamente ho seguito il Cagliari del maestro Zdenek, l’Empoli di Sarri e il Sassuolo di Di Francesco. Non vogliono essere sparring partner, ma protagonisti: si fidano del gioco come antidoto per fermare l’avversario e propellente per esaltare la qualità dei loro uomini. Il gioco e il collettivo migliorano il singolo: soltanto così sono competitivi. Anche se perdono non annoiano, se vincono sono convincenti".
E poi ancora:
"Zeman fallisce solamente quando arriva in club con calciatori poco disponibili. Le sue squadre sono una sinfonia ricca di armonia e bellezza. I suoi calciatori si muovono con sincronismi che ne esaltano velocità, fluidità e personalità. Il suo organico ha uno stile e una identità inconfondibile, il divertimento è assicurato, la noia e la perdita di tempo scongiurate. Zeman crea spettacolo anche senza grandi firme, ma poi molti di essi diventano importanti come è successo a Immobile, Verratti e Insigne. Non compie miracoli, ma è uno dei pochi geni del nostro calcio. Il calcio italiano però non cambierà finché il pubblico non pretenderà la vittoria con merito e bellezza".

