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Passetti: "I tifosi avrebbero meritato di festeggiare il Centenario"

"Il ritorno del pubblico? Sarebbe un ulteriore segnale di normalità"

La Redazione
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Mario Passetti, direttore generale del Cagliari Calcio, ha rilasciato una lunga intervista a 'GPOnAir', su Radio Super Sound, durante la quale ha parlato di diversi argomenti riguardanti il club rossoblù, cominciando da una breve analisi sui danni economici creati dall'epidemia di Covid-19.

Ecco le sue parole:

“Danni causati dalla sosta? Sì, le società di calcio devono essere gestite e hanno i loro problemi come ogni azienda. Chiaramente c’è la parte più spettacolare, quella sportiva, ma per permettere una gestione sana ci deve essere una forma di gestione molto importante. Questo periodo ha messo alla luce tanta fragilità del sistema, ha messo alla luce anche delle situazioni abbastanza gravi soprattutto nei casi di gestioni finanziare poco solide. Nel nostro caso, ringraziando l’accuratezza della gesitione, abbiamo avuto delle sofferenze per due mesi, lo stop del mondo ha inciso molto. Conteremo le conseguenze non in questa ma nelle gestioni future.

Indotto del calcio e lavoratori del settore? Personalmente, quando si discuteva sulla possibilità di ripartire, e quando il Cagliari ribadiva in ogni sede la volontà di ripartire, attraverso protocolli solidi ed efficaci, lo faceva pensando a quelle persone. Per noi è stata una scelta sofferta chiedere dei sacrifici ai nostri dipendenti e abbiamo cercato di ridurli il prima possibile. E’ stata una scelta necessaria ma dolorosa. Però il mondo del calcio ha centinaia di dipendenti, di appassionati, di freelance, che ruotano attorno a questo mondo, che grazie a loro questo mondo esiste, ma che alla fine vivono di questo mondo, banalmente parlando. Era questa la nostra volontà, riprendere per permettere a tutto il settore di sopravvivere.

I ricavi della società? Toccare con mano la crisi è diverso dal conoscerla è basta. In Italia la spartizione dei proventi dei diritti tv è sbilanciata. Il Cagliari da questo punto di vista è virtuoso: i diritti tv sono predominanti ma il Cagliari negli anni ha costruito un brand amato in tutto il mondo. C’è la possibilità di diversificare i ricavi per permettere alle società di sopravvivere. E’ evidente che quanto successo ci apre ancora più gli occhi sulla realtà, come è inevitabile che ci sarà una ridefinizione dei parametri del calcio, a mio avviso.

Il Centenario del Cagliari saltato per lo stop? Per me personalmente è stato un dispiacere enorme. Sapere che ci sono persone che hanno lavorato mesi per preparare il centenario, hanno ipotizzato la partita contro le leggende azzurre, e pensare che poi è andata come è andata, almeno momentaneamente , è un dispiacere assurdo. Pensare anche che tutti i tifosi avrebbero potuto festeggiare, a prescindere dai risultati della squadra, di chiudere maggio con un evento dedicato a loro… Insomma, è qualcosa che tifosi si meritavano. Sono vere due cose però: uno che non tutto è perduto, non si possono fare promesse ma rimane la voglia di festeggiare qualcosa di importante. E’ poi è capitato che questo 30 maggio segnasse anche il momento in cui il calcio ed il Paese hanno deciso di ripartire e questo è bello.

Il ritorno del pubblico? E’ un calcio con la c minuscola, e’ un’altra cosa. Con ogni accorgimento sarà sempre imparagonabile. Il pubblico è l’essenza del calcio. Noi rispetteremo le regole ma ovviamente sarà diverso. Quello del oresidente di qualche giorno fa mi è sembrato uno spunto di buon senso: perché non prevedere anche allo stadio, come in altri settori, il ritorno del pubblico, dove ci sono dei posti assegnati e delle regole di ingresso. Sarebbe un ulteriore segnale di normalità”.

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