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Acquafresca: “Orgoglioso di vestire la maglia della Nazionale Sarda"

“Cagliari è casa mia”

La Redazione
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Robert Acquafresca ha parlato ai microfoni di Videolina Sport della Nazionale Sarda e di alcuni temi a lui cari, fra i quali soprattutto il Cagliari.

Ecco le sue parole:

“Nazionale sarda? C‘è tanta attesa e tanto orgoglio non solo da parte mia ma da parte di tutti i ragazzi convocati. C’è questa voglia di rappresentare l’isola, me la ricordo già da quando giocavo a Cagliari e questa voglia può rivivere attraverso la Nazionale sarda.

Sottolineare la vittoria contro la Fiorentina? Assolutamente sì. è giusto anche ricordare la vittoria contro l’Inter. Forse lì è stata messa la pietra più grossa per la salvezza, non si arrivava da un momento felicissimo e sono stati 3 punti importantissimi.

I terzini? Sono stati tutti e due protagonisti con gli assist e questo è un bene. La forza del Cagliari deve essere la Sardegna Arena e lo sarà ma anche qualche trasferta servirebbe.

Il rendimento esterno? Non so perché questa differenza fra casa e trasferta, quando giocavo io fuori casa con Allegri un po’ ci infondeva la spregiudicatezza. Forse era proprio quello che ci faceva fare qualche colpaccio fuori.

I miei gol col Cagliari? C’è sempre quel gol contro il Genoa che viene attribuito come un autogol. Peccato che non ho avuto la possibilità di continuare, è il più grosso rammarico.

Cagliari Pavoletti-dipendente? Pavoletti è il finalizzatore, ha un ruolo importante ed è un bene che stia trascinando. Bisogna fare i complimenti a tutti ma soprattutto a Cragno, che è giovane ma infonde sicurezza a tutti. Oltre a Barella...

I tre azzurri? Quando vanno tre giocatori in Nazionale ne trovi giovamento tutta la squadra.

La mia esperienza in azzurro? Una bellissima Esperienza in Nazionale minore, peccato mi sia mancato lo step per arrivare nella maggiore.

C’era la possibilità di vestire la maglia della Nazionale polacca ma anche lì ognuno deve essere sempre sé stesso. Io mi sento italiano, più sardo che italiano, e quindi ho deciso così.

Maran? Mi ricordo già dai tempo del Chievo che faceva giocare in maniera quadrata le sue squadre. Il Cagliari è andato su una sicurezza.

Perché non sono tornato al Cagliari? Purtroppo nel calcio di oggi a 31 anni sembri sulla via del tramonto. Oggi i giovani hanno una considerazione diversa. Ho fatto una guerra per ritornare a Cagliari, Cellino non mi ha riscattato, sicuramente aveva avuto dei problemi con Preziosi, e sono tornato a Genova. Ho scelto il Bologna ma sinceramente non era quello che desideravo.

La Svizzera? Per una questione di tempistiche. Ho deciso di raggiungere uno staff italiano prima di possibili altre offerte. Mi è arrivata questa opportunità e l’ho presa. Nel calcio di oggi quando rimani svincolato rischi di rimanere ai margini.

Un ricordo di Cagliari? La salvezza con Ballardini, si era creato qualcosa di incredibile in noi”.

La posizione di Joao Pedro? Sicuramente il mister che allena Joao cerca di trovare la posizione migliore in campo. Io mi ricordo che a Bologna eravamo in difficoltà in attacco, Delio Rossi mi ha detto di giocare mezza punta e ho dato la mia disponibilità, però non mi sono sentito a mio agio. Forse a volte bisogna essere chiari e dire dove ci si trova meglio.

Trovare chi mi piace di più è difficile. Barella e Cragno stanno prevalendo, forse anche per la loro giovane età. Dico Barella dai.

Quella col Chievo è una partita che può chiudere i conti del Chievo. Lo dico, non ho paura a dirlo, ormai il Cagliari è salvo.

Sicuramente non ho avuto più quella fiducia che ero riuscito a ritagliarmi qui. Poi i risultati sono quelli del campo, anche io avrò delle colpe non lo so. Dopo Treviso e Cagliari, dove c’è stata la mia esplosione, le cose hanno rallentato.

Allegri era un maestro a trovare i punti deboli degli avversari. Faceva giocare me e Matri larghissimi per allargare le maglie delle difese. Allegri è un fenomeno.

Le polemiche dopo il gol all’Inter? L’inter mi voleva già a gennaio quella stagione ma era giusto rimanere qui. Forse una delle mie sfortune più grandi è stata non essere mai stato veramente di proprietà del Cagliari.

Il mio periodo più prolifico? I numeri dicevano che avrei potuto e dovuto fare molto di più. E vero che alcune cose secondo me non sono state gestite bene, partendo dal mio entourage. Io ero un giocatore dell’Inter, avevo un contratto di 3 anni, avevano minacciato di mettermi fuori rosa perché valevo tanti soldi e stavano arrivano Milito e Thiago Motta, avrei potuto battere i pugni e invece non l’ho fatto. Le cose sono andate così.

La Sardegna? La mia vita è qui. I miei investimenti sono qui, appena potrò tornerò a casa.

Ho trovato della gente incredibile, disponibile. Non parlo solo a livello sportivo, proprio nella vita quotidiana, le persone ti danno il cuore. Mia mamma e mio papà hanno una casa alla caletta, io vado a trovarli e sto bene. La Sardegna è tutta bella, non è solo mare. Io vado dove sto bene, quindi torno qui.

Io sono mezzo infortunato però ci sono, capisco i ragazzi che sono sotto contratto e devono sottostare alle regole.

L’importante è esserci? Per me sì, penso sia importante far leva sull’orgoglio. Io non sono nato qui, sono acquisito, forse è un modo per creare un gruppo al di là del Cagliari e stare tutti insieme.

Ho provato a tornare. Avevo parlato con Giulini e avevamo parlato ad Asseminello. Poi saltò tutto, potevo andare ad Olbia ma io sono stato sempre me stesso. Volevo giocare in Serie A dopo 10 anni di carriera, mi reputo un giocatore da Serie A.

Al di là del calcio, mi piacerebbe tornare qui dietro le quinte, magari come allenatore, non so ancora precisamente. Mi piacerebbe essere utile in ogni caso".

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