Ieri, allo Stadio Sant'Elia, c'era tanta rabbia. I tifosi rossoblù hanno messo in atto una dura contestazione nei confronti di giocatori e società . Volti corrucciati, per usare un eufemismo, grida furibonde hanno accompagnato l'uscita dal terreno di gioco dei calciatori.
Poi, tutto ad un tratto, via con gli applausi. Nel rettangolo verde era rimasto solo un ragazzo di 35 anni con la maglia bianca del Verona, una vita da terzino, una vita in rossoblù. Il suo nome è Alessandro Agostini, idolo della tifoseria sarda sin dal primo momento in cui cominciò a correre su quella fascia, quindi da subito.
Il Sant'Elia gli ha tributato una meravigliosa standing ovation, ogni singola persona si alzata in piedi, chi stava abbandonando lo stadio si è fermato, ha guardato verso il campo e ha ringraziato un grande uomo quale Ago è.
Il momento tragico del Cagliari ha contribuito a creare un'atmosfera quasi struggente, come se tutti avessero per qualche istante ricordato con nostalgia i momenti in cui Alessandro arava la corsia mancina, rimpiangendo i vecchi tempi, rimpiangendo gente così.
Lui ha ringraziato, ha applaudito quello che per anni era stato il suo popolo, si è portato la mano al cuore e si è goduto forse il momento più toccante della sua carriera. Poi, quasi a malincuore, ha lentamente raggiunto gli spogliatoi. Quando sei davvero del Cagliari lo sei per sempre.

