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Paloschi il predestinato

Dopo aver segnato all’esordio a 18 anni, oggi Alberto è la punta di diamante del Chievo

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Maledizione a tutti coloro che lo chiamarono in quel modo, “Predestinato”, a tutti coloro che lo paragonarono a quell’altro, Pippo Inzaghi. Perché magari tutto quel giorno faceva pensare ad un futuro così radioso, ma si sa, certi appellativi per un ragazzo sono pesanti, troppo pesanti. Fu così che la lacrima di Ancelotti, dopo il gol del diciottenne Paloschi a 18 secondi dal suo ingresso in campo (che decise il match col Siena), suscitò nella mente di tutti il pensiero di avere davanti il giocatore che avrebbe segnato un decennio. Alberto Paloschi oggi ha quasi 25 anni, è diventato un bomber, ma è l’ombra di ciò che sarebbe potuto diventare.

Tanto per dire, il “nuovo Inzaghì” non ha mai giocato in nazionale maggiore. Lo scorso anno ha segnato con una regolarità mai vista, mettendo a referto ben 13 gol. Quest’anno doveva essere l’anno della conferma e della definitiva consacrazione ma, complice il fatto di giocare in una squadra che non fa delle capacità realizzative la sua arma migliore, la sta buttando dentro ben poco, appena due volte. Troppo poco per poter essere considerato pronto per una big.

Nonostante ciò, Alberto resta un attaccante temibilissimo, oltre che un eccellente professionista. La sua generosità lo rende graditissimo ad ogni mister, così come il suo allenarsi con massimo impegno ed accettare la panchina per farsi trovare prontissimo non appena venga chiamato in causa. È un centravanti molto mobile, corre tanto e non dà punti di riferimento. In effetti il suo modo di giocare ricorda molto Inzaghi: sempre sul filo del fuorigioco per bruciare con scatti fulminei le difese meno attente, opportunista straordinario. Un bel pericolo per il Cagliari, che gioca con una difesa molto alta. Ma Pippo era un’altra cosa.

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