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I 5 più grandi flop della storia del Cagliari acquistati in inverno

Non sempre gioie dal mercato di riparazione: a volte dei clamorosi errori

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Par il mercato di gennaio, quel momento in cui il campionato è la spietata logica del risultato cede per un attimo il passo ai sogni invernali, ai grandi nomi che stuzzicano la fantasia del tifoso, magari nella speranza di una sterzata improvvisa della propria squadra. Spesso il Cagliari ha pescato alla grande nella sessione di riparazione, ma sovente ha dovuto anche fare i conti con autentici fiaschi. Li abbiamo ricercati, e oggi vi proponiamo la top 5 dei più grandi flop invernali a tinte rossoblù, in base ad aspettative e promesse.

5. Tiziano BRUZZONE: chi non ama le fiabe? Nessuno, nemmeno l'allora presidente del Cagliari, che di fiabesco aveva tutto. È l'inverno del 2007, il Cagliari di Colomba annaspa. Cellino pensa bene di tirare fuori il jolly, andando a pescare il bomber Luca Toni. In persona? Macché, si tratta del Toni de noantri Tiziano Bruzzone, centravantone con fisico da granatiere e un curriculum da serial killer dell'area di rigore. Sì, ma in Serie D. In A questo gigante col cognome da cartone animato non vede campo nemmeno in una stagione in cui Colomba lancerà persino Penalba e Puddu. Poi un grave infortunio al ginocchio e l'oblio. Peccato, gli ingredienti per la fiaba c'erano pure...

4. Luigi BEGHETTO: il Cagliari se ne innamora nell'estate del 2000, e Dio solo sa perché. La trattativa va avanti ad oltranza, ma i sardi riusciranno a chiudere solo nel mercato di riparazione. Ma perché questo centravanti piace così tanto? Sarà che qualche anno prima aveva duettato con Cammarata (altro flop) al Pescara. Dai piani alti arriva il diktat: se non era buono uno, sarà buono l'altro. Sette miliardi di lire, tanto spende il Cagliari per accontentare Bellotto, che lo aveva richiesto esplicitamente dopo averlo ammirato a Treviso. Da quelle parti faceva coppia con un ragazzino di belle speranze, ma i sardi preferiscono puntare sull'usato sicuro e scartano il giovincello per accaparrarsi Beghetto. Per la cronaca, e solo per la cronaca: il ragazzino era Luca Toni.

3. Pablo CEPPELLINI: la sua è una storia semplice. È il gennaio 2011, è appena terminato il Mondiale Under 20, questo fantasista di talento ha portato l'Uruguay in finale, venendo sconfitto solo dall'illegale Brasile di Neymar, Lucas e Coutinho. Il Cagliari ci mette le mani, e se lo porta in Sardegna di corsa. Dalle nostre parti non capisce nulla o quasi. In campo non ne azzecca una, fuori dimostra di aver appreso lo slang del posto. Celebre una sua intervista in cui intercala con un "M***a l'allenatore mi ha dato fiducia".

2. Victor IBARBO (il ritorno): certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Victor L'originale arriva a Cagliari nel 2011, e in quattro anni fa il fenomeno. I paragoni si sprecano, mezza Europa lo sogna e alla fine se lo prende la Roma staccando un assegno da capogiro. Lontano dalla Sardegna Ibarbo è irriconoscibile, vaga per il mondo tra Inghilterra, Colombia e Grecia. Poi Cagliari chiama:"Da queste parti ti amiamo ancora, torni a casa?"
Victor Atto II torna di corsa, ma è un bluff. Tre partite che sono un ricordo spezzato, nostalgia invocata inappagata. Poi il Giappone, dal suo ex allenatore Ficcadenti. Nostalgia canaglia, parte due, parte tre. Sicuramente parte, stavolta (forse) non ritorna.

1. Josef HUSBAUER: sembra la ricetta perfetta per creare il bidone. Fallo straniero, fallo venire da lontano: Repubblica Ceca, ad esempio. Fallo raccomandare dal tecnico, altrettanto ceco (Zeman, anche se poi Husbauer arriverà sotto Zola). Racconta leggende clamorose sul suo trascorso. Esempio: "Il ragazzo ha fatto diciotto gol in ventinove apparizioni". Osserva compiaciuto le reazioni incredule. Esagera: "Sì, ma da centrocampista". Ora che tutti si aspettano il nuovo Iniesta, fallo arrivare. Non fargli imparare la lingua, e assicurati che non parli manco l'inglese. Non fargli fare amicizia nello spogliatoio, non fargli vedere campo. Fallo scomparire nel nulla, poi fai retrocedere la squadra. Ecco il perfetto bidone. Chiamalo Husbauer.

Questa la nostra top 5. E la vostra?

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