Le partite durano novanta minuti, si sa. Ora, la domanda è semplice: è possibile per una squadra non giocare per novanta minuti e vincere la partita. Forse no, per un solo giocatore ancora meno. A meno che…
A meno che non subentri quella che si chiama onnipotenza calcistica. Quella di Diego Farias in questa serie B. Quella che gli consente di agire da boa constrictor, con novanta minuti da 4 in pagella e cinque che gli permettono di tirar fuori un 8 dal cilindro. Perché al 93’ Diego si è accorto che stavolta non aveva proprio voglia di perdere, ha deciso di vincere la partita e l’ha vinta, con la semplicità di chi va in edicola a prendere il giornale, con l’impossibilità di essere arginato pari a quella di un fiume in piena.
Ormai è chiaro, in questa categoria Farias non ha eguali, a meno che non spunti fuori il suo fratello svogliato ed impreciso, quello smemorato che si dimentica di avere un talento spropositato. Allora tutto può essere messo in discussione. Altrimenti per lui funziona così, al suo segnale scatena l’inferno, che si voglia o no, da solo o in compagnia. Se Diego decide di vincere vince, solo che non sempre lo decide.
E quindi capita che lo fischino e lo critichino, che sbagli e che faccia perdere le partite. Poi accade che si inventi la giocata dell’anno, che ti mandi al bar mezza difesa senza offrire l’aperitivo e che ti faccia vincere la partita. E allora son solo applausi. Ma sempre quando vuole lui.
