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Il coraggio di non adeguarsi

Siano gli avversari a preoccuparsi del Cagliari, non il contrario

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Il Cagliari corre verso la Serie A. Poco da dire: numeri record e l’impressione che ormai sarà volata con il Crotone per la conquista del primo posto.

Vincere il campionato dunque. Così come da programmi. Perché il club ha messo a disposizione di mister Rastelli un organico che ha l’”obbligo” di arrivare in vetta, da solo.

Un imperativo chiaro fin dal giorno dopo la dolorosa retrocessione: “Non partecipiamo al campionato di B, ma lo vinciamo”. Quindi anche un impegno, quello assunto nei confronti dei tifosi rossoblù, che tutto “sopportano” per amore dei colori della squadra del cuore, e che hanno il diritto di ritrovarsi a giugno in Serie A primi in classifica.

Il Cagliari è la squadra più forte della categoria, la più forte in Europa se messa a confronto con le capoliste dei principali tornei cadetti del “vecchio continente” calcistico.

Una rosa – per quantità e qualità – superiore di gran lunga a tutte le contendenti. Basti pensare che il valore complessivo del Crotone è pari a 11 milioni di euro. Il solo reparto offensivo dei sardi ne vale 15.

Insomma, sulla carta una corazzata imbattibile. Sul campo, la capolista che combatte contro squadre che nulla concedono, e che contro il Cagliari giocano la gara della vita. Formazioni che arrivano al Sant’Elia (vedi Ternana e Virtus Entella) con il solo intento di parcheggiare undici uomini dietro la riga della palla e, se il regolamento lo consentisse, posizionerebbero davanti alla loro porta il bus che li accompagna allo stadio.

Da qui le tante difficoltà (nelle ultime gare) di trovare la via del gol. Contro i liguri la vittoria è arrivata per la seconda volta in campionato con lo “striminzito” risultato di 1-0. Proprio come contro la Ternana. La differenza sta nel fatto che stavolta è risultato decisivo un calcio di rigore a quindici minuti dalla fine. Senza quello, probabilmente, la palla non sarebbe entrata.

Mille insidie. Sempre anticipate da Rastelli: “Quella contro l’Entella sarà una delle gare più difficili della stagione”, annunciava il tecnico di Torre del Greco durante la conferenza stampa della vigilia. E così è stato.

A fine match, ha poi sottolineato una frase molto interessante: “I ragazzi erano intimiditi”. Certamente la necessità di dover schierare un centrocampo inedito ha complicato i piani. In ogni caso la frase pronunciata dal tecnico suscita riflessioni e spunti di “critica” importanti.

Si parte da una considerazione di base. Rastelli (lui lo ripete spesso) schiera la miglior formazione possibile tenendo conto delle caratteristiche degli avversari. Giusto, ma forse servirebbe più coraggio.

Sì, peché dovrebbe essere invece l’avversario di turno a preoccuparsi del Cagliari, non il contrario. Una Ferrari che va in pista deve spingere senza paura sull’acceleratore e non passeggiare a 50 all’ora.

“Non importa chi affrontiamo, scendiamo in campo per cercare di imporre il nostro gioco”, diceva Ranieri quando alla guida del Cagliari si trovava ultimo in classifica e tutti davano per spacciata la compagine isolana già alla fine del girone d’andata.

Questione di mentalità, di metodologie di lavoro differenti, filosofie diverse, probabilmente di un calcio differente, che forse - il condizionale è d’obbligo - non permette più simili “leggerezze”.

Eppure, sarebbe bello (e probabilmente giusto) sentir pronunciare la stessa frase anche da mister Rastelli. Perché è uno dei migliori allenatori emergenti del panorama calcistico italiano, perché è un tipo tosto, perché forse così la squadra sentirebbe meno il peso della missione a cui è chiamata. Probabilmente non avrebbe affrontato l’Entella “intimidita”.

Forza Mister, spinga sull’acceleratore, faccia correre il Cagliari verso il traguardo stracciando concorrenti e record. Prenda piena coscienza della sua bravura e della forza della sua squadra: anche lei come Ranieri guida una Ferrari. Ed allora via, si corra veloci verso la vittoria.

È il momento di trovare il coraggio di non adeguarsi.

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