Alzi la mano chi, nel mese di maggio, con dinanzi agli occhi il quasi Triplete della Juventus, si sarebbe immaginato che un ragazzone di Pisa, che fino a quel momento affiancava un certo Buffon, avrebbe potuto vestire ancora, dopo sette anni, e in Serie B, la maglia rossoblù.
Invece Marco Storari ha stupito tutti: ha impiegato appena due ore per accettare la proposta di Giulini, lasciando gli uffici di Milano con la firma sul contratto, sancita da una stretta di mano.
Dalla vittoria del campionato e dalla finale di Champions League agli stadi di provincia: una nuova sfida per l’estremo difensore, tornato in Sardegna più carico che mai e deciso, a dispetto delle numerose proposte pervenute dalla massima serie, a riportare il Cagliari nella categoria che gli spetta.
Il portiere ha preso da subito le redini della squadra, spiegando cosa significhi essere umili, insegnando come si soffra nelle partite difficili per regalare, come a Trapani, il passaggio del turno con ben tre rigori neutralizzati. Sia in una gara ufficiale che di allenamento l’estremo difensore telecomanda i rossoblù in campo come fosse un secondo allenatore, richiamandoli ai propri ruoli e guidandone i movimenti. Per questo termina ogni match senza un filo di voce.
Il buon Marco ha dimostrato come fare gruppo sia la cosa più semplice di questo mondo, se si sceglie di vivere la quotidianità con il sorriso. Anche nella serata di ieri con i compagni ha festeggiato il recente compleanno di Roberto Colombo, portiere che ha spento ben 40 candeline. Il selfie di squadra non poteva mancare: e i volti felici dicono più di miriadi di dichiarazioni, spesso di facciata, che sono solite essere fatte dagli addetti ai lavori per far credere che tutto vada bene.
A Cagliari il gruppo è davvero coeso, unito verso un unico obiettivo: la Serie A. E questo, non ce ne vogliano gli altri “veterani”, è anche merito di un certo Marcone, o San Marco da Pisa, o semplicemente Storari, uno che le ha viste tutte ma non ne ha mai abbastanza.