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Crisetig: il dualismo, l'ombra e la speranza delle chiavi in mano

Il giovane scuola Inter ha lasciato intravvedere sprazzi di ottima tecnica

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Hanno provato a farlo coesistere con Daniele Conti, ma tra lui e il capitano uno era di troppo. Sì, perché con registi dai piedi buoni, ma dal differente passo e “cognome”, far giocare uno dei due mezzala non era la scelta migliore.

Uno veloce, dinamico, l’altro terribilmente lento e con un gioco sulla falsa riga degli anni passati. Zeman aveva ben compreso chi facesse al proprio caso, e aveva cominciato a schierare il giovane Crisetig con continuità. Lui aveva ripagato la fiducia con ottime prestazioni, ruggendo come un leone, verticalizzando e smistando palla rapidamente. Dalla sua parlavano i numeri: quando l’ex Crotone giocava titolare in cabina di regia, quasi sempre arrivavano i punti.

C’era lui quando a Verona il Cagliari veniva sconfitto a gara quasi conclusa, in una delle più belle prestazioni dei rossoblù a detta di Arrigo Sacchi, uno che di calcio ne capisce, eccome. C’era lui titolare quando i sardi violavano San Siro 1-4 e il Castellani di Empoli 0-4. C’era lui nelle vittorie targate Gianfranco Zola.

Ma ogniqualvolta sembrava avesse preso definitivamente le chiavi del centrocampo, giungeva Conti a prenderle in prestito per alcune giornate. Il gioco tornava ad essere il solito e la manovra ne risentiva, così come i risultati.

Il dubbio Crisetig, il quale ha negli ultimi mesi perduto un po’ la bussola, al pari degli altri compagni di squadra, ha tenuto banco per tutta la stagione. Specie con Zeman, che vedeva in lui l’interprete ideale per orchestrare il proprio gioco, ma che più volte non ha insistito abbastanza per confermarlo.

Ci si augura – Inter e Cagliari permettendo – che il prossimo campionato il ragazzo (in prestito biennale con la formula del diritto di riscatto e contro riscatto) possa proseguire la sua avventura in rossoblù: affidargli la regia del centrocampo potrebbe essere una delle prime grandi mosse per costruire un Cagliari competitivo.

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