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Vorrei… ma non posso

La volontà e l’impegno sono lampanti, ma i limiti tecnici sono altrettanto evidenti

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Un impegno innegabile e a tratti encomiabile, non garantisce un sicuro risultato positivo.

La storia del Cagliari targato Gianfranco Zola può essere sinteticamente riassunta in una frase: vorrei, ma non posso. Perché al netto delle solite prove positive di Ekdal, Donsah, Brkic ed ora di M’Poku, il resto della squadra naviga in una mediocrità preoccupante. Dessena e un Avelar in declino continuo hanno palesato tutti i loro limiti difensivi, senza tuttavia dare un contributo lucido e apprezzabile in fase d’impostazione.

Conti e Crisetig hanno lottato, ma creare trame di gioco è un’altra cosa; un aspetto senz’altro positivo sta nell’avere un trequartista capace a tratti d’imbeccare i compagni e inserirsi in zona goal, ma se in carriera vanti un high score di 4 reti in A, un motivo ci sarà. In attacco Cop, cosi come Longo in passato, fanno come usa dire di questi tempi a “sportellate”, vedendo le proprie energie calare inesorabilmente in un lavoro stancante, con il risultato di essere sempre poco lucidi sotto porta. Insomma un Cagliari che da tutto in campo, ma quello che ha da dare è veramente poco soprattutto dal punto di vista tecnico.

Voler impostare una gara all’attacco, ovvero ciò che Zola auspicava per mettere in difficoltà l’Inter di Mancini, sottintende capacità di palleggio, concretezza in zona goal e tante altre fondamentali caratteristiche; non riuscire a battere un corner in maniera adeguata oppure essere capaci di arrivare sul fondo e imbeccare un pallone nella testa della punta di turno, sono tutte evidenze che non fanno ben sperare.

L’occasione per cancellare con un colpo di spugna difficoltà e nascondere palesi limiti tecnici grazie ad una spinta psicologica, può darla solo la partita casalinga con il Verona, che sarà, calendario alla mano, una delle ultime chiamate per la compagine rossoblù.

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