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Sulla cresta dell’Honda

Da oggetto misterioso a stella del Milan, il giapponese pericolo numero uno

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Il 4 Gennaio 2014 Keisuke Honda arriva a Malpensa. I tifosi rossoneri prendono d’assalto l’aeroporto, perché è arrivato un nuovo acquisto e quando è straniero bisogna far baldoria a tutti i costi. E pazienza se in quel ruolo hanno già visto gente come Kakà, Seedorf o Rui Costa, non ci sarà poi tutta questa differenza. L’entusiasmo dei milanisti lascia perplessi un po’ tutti. Honda è un buon giocatore, ma da qui a chiamarlo “MaraHonda” come qualcuno già osa ne passa. Keisuke si concede ai fans come fosse tutto normale e dovuto, perché lui è Honda, la stella del Giappone e mica quello di Holly e Benji. Tutti in delirio. Maglia numero 10 al biondo (ossigenato) nipponico. Il problema arriva quando poi il trequartista asiatico scende in campo. Dopo un discreto inizio, collezione prestazioni alquanto deludenti e finisce ai margini, diventando un oggetto misterioso, ma non era MaraHonda? Sarà che Inzaghi è Inzaghi, sarà che Keisuke si è ambientato, quest’anno Honda è un altro giocatore, un autentico top-player, nonché trascinatore indiscusso del nuovo Milan, con 6 gol in queste prima otto partite, che lo portano ad essere secondo nella classifica marcatori al solo Callejon. Fantasia, brio, gioco di prima e rapidità, il tutto unito ad una gran tecnica, Honda sembra il fratello del giocatore inconcludente della scorsa stagione, è lui l’elemento che conferisce imprevedibilità alla manovra rossonera e, riuscire a fermarlo, sarebbe un gran passo per la banda di Zeman verso un gran risultato. Perché magari non è e non sarà mai MaraHonda ma oggi, per essere una stella, basta essere, semplicemente, Honda.

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