Il calcio è un gioco molto semplice. Se tiri in porta hai probabilità di segnare, e se realizzi una rete in più dell'avversario, vinci.
A onor del vero, esiste anche il pareggio. Che lasciamo, volutamente, ai duri e puri del regolamento.
Dai primi due aspetti (tirare e segnare) nascono gran parte delle criticità di un Cagliari in netto affanno. Su 12 punti in palio nelle ultime 4 gare, sono zero quelli all'attivo per la banda Maran che, nonostante il sesto posto in classifica, incomincia a percepire lo scoramento di una tifoseria incredula.
Ciò che non va
Sterilità offensiva - E' un Cagliari che pare non riesca più a costruire manovre per pungere e far male. Un attacco spuntato e improduttivo, con i terminali davanti Simeone e Joao Pedro sempre più soli e privi di rifornimenti da un centrocampo spesso in affanno, ed un Cerri che quando subentra, non viene servito per fare il suo mestiere di torre ed incornare a rete.
Poca fluidità - La palla gira tra i reparti con un fraseggio lento, prevedibile e per lunghi tratti troppo fine a se stesso. Le giocate prodotte risultano infatti macchinose e facile preda per le difese schierate. In oltre, ciò che ultimamente non giova è la grande distanza tra difesa e attacco. Ne scaturisce una squadra lunghissima che offre troppi metri di campo scoperti agli avversari.
Carenza di ripartenze - Punto di forza di tante battaglie vinte ad inizio stagione, sono le grandi assenti dell'ultimo mese. I bei lanci a sorpresa dalla mediana di Cigarini o Nainggolan ad attaccare la profondità e variare le soluzioni, non creano più quel sovrannumero di maglie in attacco cari al Cholito o al 10 brasiliano.
Ciò che non funziona più
Subire poche reti - Ciò che è stato un marchio di fabbrica per gran parte dei match fin qui giocati, sta scemando lentamente in una fragilità difensiva imperdonabile. Subire 11 reti in 4 gare è una tendenza da correggere nell'immediato e con una certa urgenza. Anche se (bene ricordarlo) brutti clienti come Ronaldo o Ibrahimovic non sono certo facili da fronteggiare.
I tiri da fuori - Abitudine tanto cara nella prima parte di campionato, anche loro latitano sempre più nel dimenticatoio e se sporadicamente partono, sono ora indolore, ora imprecisi. Sicuramente lontani parenti delle bordate da fuori area del Ninja (vedi contro Spal e Fiorentina).
L'effetto sorpresa - Era un aspetto che rigenerava il gruppo ad inizio stagione, figlio di un buon mercato e dei nuovi arrivi. Quando tutto era novità e in ogni partita si scoprivano nuovi traguardi. Dopo 19 turni invece, causa forse abitudine e stanchezza (che ci possono anche stare) è come se tra compagni “ci si dia troppo per scontati” avendo precocemente “bruciato le tappe” assaporando il gusto dell'alta classifica, di risultati positivi impossibili sulla carta e di mete inaspettate.
Ora cosa resta? Resta il mercato di Gennaio, la sosta per invertire la rotta e 57 punti da qui alla fine.
Buon girone di ritorno a tutti.