2 dicembre 2019, Alberto Cerri stacca in cielo contro la Sampdoria e si prende tutto quello che la sorte gli aveva negato fino a quel momento, spedendo il Cagliari e la Sardegna Arena in paradiso. Il cronometro segna 90+6'. Esattamente due settimane dopo, sempre di testa e in quella stessa porta, Felipe Caicedo caccia i rossoblu negli Inferi, regalando un sogno chiamato scudetto alla sua Lazio. L'orologio dell'arbitro fa 90+8'.
Il destino, prima benevolo, stavolta sbatte la porta in faccia al Cagliari, che anche contro il Sassuolo aveva beneficiato della zona Cesarini riprendendo per i capelli una partita che si era messa molto male. Contro la banda di Ranieri era girato tutto per il verso giusto, forse i sardi non meritavano neanche di vincerla, in fondo, per il semplice fatto di essere usciti fuori soltanto negli ultimi 20 minuti. Con la Lazio invece le occasioni migliori le hanno avute i rossoblu, ma si sa com'è, gol sbagliato, gol subito, è la dura legge del calcio.
Perché certi errori prima o poi si pagano, soprattutto quando affronti squadre più esperte e preparate come quella di Inzaghi, che da anni aspetta l'occasione giusta per agguantare un piazzamento in Champions. Di sbagli, gli avversari, ne hanno fatto pochi, e il Cagliari è stato bravo a infilarsi nei corridoi concessi gentilmente da Acerbi & Co., ma non ha capitalizzato. Nel primo tempo è Nainggolan a trovare un super Strakosha, quando però c'era Simeone solo a due passi che invocava palla. Poi arriva il turno del Cholito che, forse per la troppa fretta o per la stanchezza, spara alto divorandosi la doppietta, per finire con Joao Pedro e Faragó: il primo viene murato al momento del tiro, il secondo scivola malamente sul più bello, fotografia emblematica della gara del Cagliari.
Arbitro o non arbitro, i rossoblu devono guardare anche in casa propria, e fare un profondo mea culpa. Certe partite servono per crescere, e per capire che prima o poi i bonus finiscono.
