Stravagante, eccentrico, geniale, astuto, competente, rock. Si potrebbero trovare decine di altri aggettivi per definire Massimo Cellino, l’ormai ex presidente del Cagliari che ha ceduto la società dopo aver combattuto per 22 anni, spesso ricoprendo l’amaro ruolo del Don Chisciotte contro i mulini a vento.
L’ex patron rossoblù, con alle spalle un curriculum di tutto rispetto in ambito economico-industriale e una Laurea Honoris Causa in Scienze Economiche conferitagli nientemeno che dalla Columbia University di New York, acquisì la Cagliari Calcio nel 1992, all’età di 36 anni. Raccolse per 16 miliardi di lire il testimone dalla famiglia Orrù, che gli lasciò una società con 8 miliardi di debiti ma con giocatori di valore in grado di qualificarsi per la Coppa Uefa. E la stagione seguente la corsa alla coppa si sarebbe fermata soltanto alla semifinale.
Il suo cammino alla guida dei sardi è stato caratterizzato da alti e bassi: la retrocessione del 1997 in seguito al drammatico spareggio contro il Piacenza, la risalita in A un anno dopo, la nuova retrocessione nel 2000, il baratro della C scampato per un soffio.
Con Gianfranco Zola, artefice del ritorno in massima serie nel 2004, non è mai stato vero amore, soltanto un rispetto reciproco tra abili professionisti, chi in un ambito, chi nell’altro. Ha aggiustato il tiro nel 2007/2008, quando con gli innesti di gennaio è riuscito a risollevare le sorti di una squadra, quella di Ballardini, destinata a una quanto mai probabile retrocessione.
E i recenti anni, nonostante una paradossale situazione stadio e una miriade di altre difficoltà, il presidente “rock” ha tenuto a galla il Cagliari, facendo in modo che non affondasse nella serie cadetta.
È stato capace di valorizzare, nel corso di 22 anni di presidenza, giovani talenti del nostro calcio, con i quali ha avuto modo di “fare cassa”. Con altri, invece, non sono state rose e fiori: Marchetti, giusto per citare il caso più eclatante, ha subito la “vendetta celliniana” dopo alcune dichiarazioni non in linea col pensiero dell’ex patron.
Si è anche guadagnato l’appellativo di “mangia-allenatori”: 37 i tecnici da lui esonerati, ultimo dei quali Diego Lopez, chi per mancanza di risultati, chi per antipatie o incomprensioni.
Presidente della Lega Calcio nel 2005 e membro del Consiglio di Lega dal 2009, ha perduto con la faccenda stadio lo spirito battagliero di un tempo. Contro la burocrazia non è riuscito ad avere la meglio, e la Karalis Arena è rimasta un bel sogno chiuso nel cassetto.
Ultimo capitolo della sua battaglia è stata la questione Is Arenas, che gli è costata pure l’arresto e un breve periodo di detenzione. Da quel momento Cellino ha compreso di essere, probabilmente, un ospite poco gradito.
Si è presentata, dunque, l’opportunità di varcare il mare e i confini italiani, per esplorare nuove terre. La destinazione lo Yorkshire inglese, dove l’ex presidente rossoblù ha concluso un lunga e intricata trattativa (complici i problemi giudiziari) che l’ha portato ad acquisire il Leeds United.
Il “Pasta man”, come l’hanno soprannominato gli inglesi, lascia agli americani la vecchia e gloriosa 500, e si prepara a macinare chilometri e chilometri con la nuova Ferrari.
Non ci resta che ringraziare un grande imprenditore, che nel bene e nel male ha rappresentato quasi un quarto di storia del Cagliari e che continuerà ad essere chiamato “presidente”. Un rapporto di amore e odio con i tifosi, che non gli hanno perdonato le ultime infelici dichiarazioni. Ciò che rimane, tuttavia, è il grande affetto che lo legherà per sempre ai colori rossoblù, dei quali è il primo tifoso. E, diciamola proprio tutta, dieci anni consecutivi di serie A non sono cosa da poco.
Goodbye and good luck, Massimo!

