A due tappe dal giro di boa della stagione è possibile provare a stilare un rapporto parziale ma funzionale di quello che ha mostrato il Cagliari nei campi di tutta la Serie A fino ad oggi. Non un’impresa semplice comunque viste le numerose - è in alcuni frangenti opposte - facce che la squadra ha fatto intravedere durante il proprio cammino cominciato ad Empoli.
La ricerca della risposta al quesito “Qual è il vero Cagliari?” inizia proprio da lì: quella sera al Castellani vinse Andreazzoli, tuttavia era la prima di campionato e le attenuanti (ad esempio l’indisponibilità di alcuni giocatori e la necessità di adattamento dei nuovi) andavano tenute in considerazione. Dopo il primo e precoce passo falso il Cagliari ha inanellato, con annesse prestazioni, tre buoni risultati utili consecutivi (pareggi con Sassuolo e Milan e vittoria di prestigio a Bergamo) per poi incappare nel secondo “avvilente” capitombolo contro la sorprendente neopromossa Parma, con Gervinho e Inglese sugli scudi.
Successivamente sono arrivati un deludente pareggio con la Sampdoria e la sconfitta senza appello a Milano contro l’Inter, risultati che hanno forse convinto i rossoblù della necessità di cambiare qualcosa per ricercare maggiore continuità, caratteristica delle formazioni in salute. La temporanea svolta arriva, soprattutto grazie alla geniale e “maledetta” intuizione (come purtroppo si scoprirà in seguito) di spostare sulla trequarti Lucas Castro, e i sardi vincono con merito contro Bologna e Chievo e pareggiano in trasferta con la Fiorentina.
Col morale alle stelle e nel proprio momento migliore il Cagliari va a trovare la Juventus e annusa il colpaccio: viene sconfitto, ma dimostrando grande carattere in un campo proibito per chiunque, o quasi. La partita successiva a Ferrara è quella che più di altre sottolinea la “bipolarità”, nonché la marcata indole battagliera che la squadra custodisce sopite nel proprio animo: sotto di due gol e con tutto lo stadio contro, il Cagliari riacciuffa un match a lungo sofferto e in apparenza perso rischiando perfino di beffare la SPAL nel finale. Sfortunatamente quella sarà anche l’ultima apparizione di Castro prima di infortunarsi gravemente al ginocchio e costringere di conseguenza Maran a rivoltare una tavola perfettamente imbandita per ovviare alla grave mancanza.
Contro Toro e Frosinone - uscite delicate per la situazione infortuni - i rossoblù hanno raccolto due punti in pareggi però molto diversi: se con i granata il pari era considerabile positivo per vari fattori, di contro i ciociari avrebbero dovuto essere battuti prima delle dispute verosimilmente complicate con avversarie Roma, Napoli e Lazio. Alti e bassi insomma, i quali hanno accompagnato il Cagliari durante tutta la stagione e ovviamente non lo hanno abbandonato nemmeno nel complicato finale del girone di andata.
Tre match particolari in cui la squadra è stata capace di mostrare il meglio e il peggio di sé, rimontando ancora ancora una volta due reti di svantaggio (stavolta alla Roma e per di più in nove) e poi venendo umiliata dalla Lazio, con in mezzo la bruciante sconfitta (ma con annessa ottima prestazione) all’ultimo secondo contro il Napoli vice campione d'Italia e d'inverno.
Ora che il quadro è completo si può provare a rispondere al quesito posto in apertura, ovvero "Qual è il vero Cagliari?"