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Bergamo sia la normalità

Archiviata la sfida con l'Atalanta, i sardi devono ripartire dalle nuove consapevolezze

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Bene, bravi, bis. O almeno si spera. Il Cagliari ha meritatamente sconfitto l'Atalanta del Gasp (per l'ennesima volta, verrebbe da dire) e nella piazza regna l'entusiasmo, dopo un inizio di campionato che pareva disastroso. Un umore così alto può solo far bene ai rossoblù, che possono viaggiare così sulle ali dell'entusiasmo. In realtà, però, i sardi farebbero bene ad abituarsi ad "imprese" di questo tipo, per non rischiare di creare una mentalità eccessivamente provinciale.

D'altronde la storia è piena di esempi di esaltazioni di massa che, anziché gasare l'ambiente, hanno avuto solo l'effetto di stappare lo champagne a festa non iniziata. Basti pensare al Napoli dell'anno scorso, che iniziò a far festa dopo aver sconfitto a domicilio la Juventus col famoso gol di Koulibaly. La squadra ha creduto di avere centrato l'obiettivo e se l'è lentamente fatto scippare da sotto gli occhi.

Il Cagliari deve poter e saper gioire, saper cavalcare l'onda, ma anche capire che una vittoria con l'Atalanta può essere la norma per una squadra che deve alzare l'asticella. Un processo di crescita passa dall'acquisizione di consapevolezze, dal conoscere il proprio status e le proprie potenzialità, per non tremare con le grandi e per far tremare le piccole. Appendere al calendario il Match coi bergamaschi sarebbe riduttivo le ambizioni di un club che cerca conferme: quelle che saranno definitive una volta che espugnare l'Atleti Azzurri d'Italia non sarà tutto sommato nulla di sensazionale.

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