Da sedicenne, con le palpebre sbattacchianti, i polsi tremolanti e le mani colme di sogni e speranze, lasciò Firenze. Lo fece, dopo i primi calci al pallone e i primi guanti nella Polisportiva Sieci e nel San Michele Cattolica Virtus, per trasferirsi in categorie i cui campi erano più lunghi e larghi e le porte erano più alte ed estese. Incominciò lì i turni di salti e di tuffi: il Brescia e la serie B, il Cagliari e la serie A, la Virtus Lanciano e il Benevento ancora nella cadetteria, fino al ritorno in rossoblù, nel massimo campionato. E Alessio Cragno non vuole farselo sfuggire con facilità : per farlo, per la prima volta da calciatore, tornerà sulle sponde dell’Arno, dove si bagnò il viso di viola, perché all’Artemio Franchi, la cui Curva Fiesole dà le spalle alla frazione di Compiobbi, il suo luogo di nascita, la Fiorentina l’aspetta.
Il momento – La B, a due incontri dalla conclusione della stagione, cammina sopra la testa del Cagliari e del suo portiere, il quale, nelle ultime cinque partite, è stato vittima degli strali scoccati dagli archi dell’Udinese (uno, inutile ai fini del risultato), dell’Inter (quattro), della Sampdoria (quattro) e, domenica sera, della Roma (uno). Con la formazione condotta da López in diciottesima posizione e la permanenza nella categoria distante di un punto, Cragno s’è visto infilzato, in ventisette presenze – a costringerlo all’infermeria per sette gare, dal 22 ottobre al 9 dicembre, s’è messo di mezzo un fastidio al retto femorale destro – , per la quarantasettesima volta. Tuttavia, anche per i meriti e i demeriti del reparto difensivo, è riuscito a fronteggiare gli arcieri in cinque faccia a faccia (Crotone, Spal «al quadrato», Sassuolo e Bologna), bloccandoli i tiri per il 63% (Opta): sui centoventisette tentativi, L’Uomo Cragno s’è imposto in ottanta.
Il viola – Non ha mai fatto abiura di quel colore, che, se non fosse stato per un provino non andato a buon fine – prima di quello positivo col Brescia –, avrebbe vestito. Lo stesso col quale Batistuta, il suo idolo, segnò per duecentosette volte in nove primavere, divenendo – con la promozione in A (1993/1994), la Coppa Italia (1995/1996) e la Supercoppa italiana (1996) – l’arcobaleno sul cielo dell’Artemio Franchi. In questo stadio, Cragno, che s’è contrapposto alla Fiorentina senza successo in due circostanze (2014/2015, 0-4; 2017/2018, 0-1), verrà «battezzato» domenica. Primeggiando a ogni latitudine dell’area di rigore, proverà a spegnere le ambizioni d’Europa League del collettivo di Pioli e, principalmente, ad accendere quelle di salvezza del Cagliari. Per mettere le mani sulla «sua» Firenze, servirà un altro turno di salti e di tuffi.