Un inizio promettente con alcuni buoni inserimenti ma occasioni sotto porta non sfruttate (in Coppa Italia contro il Palermo e alla prima di campionato con la Juventus). Quelle azioni non portarono Paolo Faragò a gioire ma mostrarono, tuttavia, alcune delle capacità tecniche che il 24enne esterno poteva mettere a disposizione del sodalizio rossoblù.

Una storia, quella di Faragò, che sembrava essere già scritta dall’inizio di questa stagione (nel mese di agosto). Buone potenzialità ma senza quel passo in avanti che ne avrebbe permesso un netto e importante salto di qualità.

E infatti, da lì in poi, per il numero 16 del Cagliari c’è stato un percorso di crescita costante, che l’ha portato oggi ad essere un elemento fondamentale nello scacchiere tattico di Diego Lopez.

Nel 3-5-2 del tecnico uruguaiano (dopo essere stato provato da terzino e mezzala nella gestione Rastelli), sembra aver trovato la sua vera dimensione, ovvero quella di partire largo sulla fascia e di colpire con corsa, accelerazioni e cross decisivi (vedi quelli all’indirizzo di Pavoletti in occasione delle gare interne contro Genoa e Benevento).

Ma il percorso di Faragò non si è fermato solo alle peculiarità che gli erano già state riconosciute fin dai tempi del Novara: di recente, infatti, il miglioramento si è notato anche nei contrasti e nelle chiusure in fase difensiva (non proprio la specialità della casa fino ad oggi).

La partita contro il Torino di ieri sera ha confermato i progressi di Faragò, apparso in forma e propositivo in zona offensiva, per poi ritornare prepotentemente sulla scena nel forcing finale (in cui il Cagliari tentava di pareggiare), ma non è bastato per portare a casa alcun punto.

La strada da percorrere è tanta, ma il Cagliari può contare su un Faragò in netta ascesa.