È una sconfitta bruciante, inattesa, quella maturata nel turno infrasettimanale dalla squadra rossoblù. Al cospetto di una formazione e un allenatore con le spalle al muro, il Cagliari ha elargito nel rettangolo di gioco tanta voglia e poco più. Idee confuse, poca cattiveria e un pizzico di presunzione supportata dal concetto che la Sardegna Arena e suoi tifosi, uniti all’entusiasmo conseguente al buon inizio di campionato, fossero sufficienti per raccogliere un altro risultato positivo.

Con l’evolversi del campionato e l’avvicendarsi di avversari con caratteristiche differenti, risulta fondamentale mantenere immutata la natura “operaia” di una formazione che attraverso la guida del proprio allenatore, ha saputo sopperire all’assenza di leader designati. Infatti le prime gare stagionali hanno evidenziato come le fortune rossoblù siano determinate da un atteggiamento caratterizzato da cattiveria, coesione e volontà di superare i propri limiti.

Un Pisacane impeccabile, in un raro momento di distrazione ha causato il rigore decisivo trasformato da Matri, sulla fascia mancina un Capuano eccessivamente impreciso ha evidenziato i propri evidenti limiti in un ruolo che non rientra appieno nelle sue corde, Farias invece schierato dall’inizio non ha sfruttato l’occasione concessa ed infine Giannetti, che subentrando al posto di un acciaccato Pavoletti, ha dimostrato come la ruggine accumulata abbia bisogno di un minutaggio adeguato al fine restituire un interprete utile alla causa.

Uno stop contraddistinto da numerosi spunti di riflessione, utili a Rastelli e i suoi ragazzi per mantenere i piedi ben saldi e maturare la convinzione che il solo impegno non è sufficiente a racimolare punti in classifica.

Una consapevolezza che tornerà utile nel corso della stagione, che se tenuta in debita considerazione potrà consentire alla compagine rossoblù di fare un salto di qualità, quello step che il match con il Sassuolo ha rimandato ad futuro prossimo.