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L’ibrido Cabrera

Dopo un anno dal suo arrivo nell’isola l’uruguaiano non ha ancora convinto

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Il centrocampista classe ’86, dopo un lungo inseguimento da parte degli addetti ai lavori rossoblù è arrivato in Sardegna nel Gennaio del 2013 per vestire la maglia del Cagliari proveniente dal Nacional Montevideo.

La squadra ultra centenaria della capitale sudamericana da sempre si è distinta per essere un’ottima fucina di grandi giocatori: Julio César Dely Valdés, Recoba, Fonseca, Luis Alberto Suárez, Fabian O’Neill e Lugano sono solo alcuni dei grandi campioni che hanno indossato la gloriosa maglia della squadra campione per ben 44 volte d’Uruguay. A Cagliari inoltre i tifosi non possono dimenticare un altro prodotto del vivaio del Nacional ovvero il guerriero Nelson Abeijon protagonista di mille battaglie.
Cabrera dopo 26 partite e 1 goal ancora non ha dissipato i dubbi sul suo valore e sul suo ruolo. Infatti non ha le caratteristiche del trequartista, nel del regista, insomma ne numero 6 ne tantomeno un 10. Quindi salvo sorprese non sarà lui l’erede di Cossu, ne di capitan Conti. Con la partenza di Radja Nainggolan ci sarebbe dovuto essere più spazio all’interno del centrocampo rossoblù, ma l’arrivo del connazionale Vecino, abile a conquistare e meritarsi da subito una maglia da titolare ha continuato a relegare l’omonimo Matias al ruolo di panchinaro.

La pazzia contro il Milan sembrava aver scritto la parola fine all’avventura in terra sarda del ragazzo dalla faccia da bambino, ma Lopez a sorpresa l’ha rispolverato nella vittoria casalinga contro il Verona. La partita contro il Torino era l’occasione di far capire ad allenatore, compagni e tifosi di poter meritare più fiducia e soprattutto più minuti. Purtroppo la sconfitta di misura contro i granata hanno mostrato come lui ed Eriksson per ora posso essere considerati dei rincalzi di valore, ma niente più.

Lasciando da parte Astori, le restanti partite saranno un banco di prova per tutti i componenti della rosa rossoblù, senza escludere l’allenatore Lopez. Il buon Matias dovrà esser bravo e fortunato nel sfruttare le poche chances che li verranno concesse da qui alla fine del campionato, per diventare un altro importante uruguaiano che prosegue quella tradizione che si innesta nel solco scavato dai vari Herrera, Francescoli, Fonseca, Tabarez, Dario Silva, Abeijon e dello stesso Lopez.

Un’eredità pesante che non deve però spaventare, ma anzi motivare un ragazzo dalle doti indiscutibili, ma che ancora non ha dimostrato di avere la “garra” capace di fargli fare il salto di qualità necessario per una definitiva consacrazione.

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