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Cagliari, i portieri stranieri non ti sorridono: cosa dice la storia?

Da Pascolo a Brkic, il triste percorso sardo dei numeri uno esotici

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Ed ecco Gabriel. Ventiquattro anni e una voglia matta di stupire. Lui, portiere brasiliano dalle mille ambizioni. I sardi contano tanto su di lui, nonostante la storia, e in particolare quella degli ultimi trent'anni, non deponga tanto a favore di estremi difensori stranieri.

In principio fu Pascolo. Correva l'anno 1996, anno di Europei e di grandi speranze per un Cagliari che si apprestava a vivere la sua settima stagione consecutiva nel massimo campionato. Nella rassegna continentale disputatasi in Inghilterra si mette in luce un lungagnone di 188 cm che difende la porta Svizzera con sicurezza. Si chiama Marco Pascolo e fa il calciatore ma arrotonda da elettricista, perché dalle sue parti solo di calcio non si vive.

Cellino vede in lui l'erede ideale di Fiori e se lo porta in Sardegna. Pascolo fallisce miseramente, e con una papera dopo l'altra costringe la dirigenza rossoblù a tornare sul mercato. A gennaio sarà così ingaggiato Sterchele, ma la frittata ormai è fatta, il Cagliari torna in serie B.

Passano gli anni e i Sardi sembrano aver trovato gli uomini giusti, tra Scarpi e Pantanelli. Con quest'ultimo i rossoblù pongono fine all'agonia e tornano in A nel 2004, guarda caso, anno di Europei. Stavolta in Portogallo, e sarà l'edizione più pazza di sempre, quella della Grecia dei miracoli, che trascinata dalla benevolenza di Zeus e compagnia dell'Olimpo, si issa in cima all'Europa. Merito di un catenaccio vecchio stampo e di contropiedi fulminei catalizzati dalla vena realizzativa di Charisteas.

Là dietro, poi, c'è un mostro che si chiama Nikopolidis, portiere fenomenale che non lascia passare mezzo pallone. I sardi, alla ricerca di un portiere, guardano proprio in territorio ellenico. Nikopolidis è ovviamente troppa roba per una neopromossa, meglio guardare alla sua riserva, quel Fanis Katergiannakis che ha un nome complicato quanto quell'altro.

Vuoi vedere che gioca pure allo stesso modo? Invece no, non va per niente così. Il greco è un disastro, in quindici partite prende venticinque gol con una buona dose di responsabilità personali e Arrigoni pensa bene di preferirgli Iezzo, salvando il salvabile. Note positive? Durante una partita, salva un piccione colpito da una pallonata portandolo fuori dal campo, perlomeno evitando la furia degli dei. Non quella dei piani alti del Cagliari, che dopo pochi mesi gli danno il benservito e nel gennaio 2005 gli rescindono il contratto, spedendolo di fatto a far panchina a Siviglia.

Al suo posto i rossoblù scelgono Fabian Carini, puntando ancora una volta sul fascino dell'esotico. Uruguayano, arriva in prestito dall'Inter, che lo aveva scambiato con la Juve con Cannavaro. Non è una barzelletta, perché anche se Carini raccoglie la miseria di otto presenze in rossoblù prima di essere salutato senza troppi rimpianti, e nel frattempo il centrale vince il pallone d'oro ed il mondiale, questa è una storia vera. L'amore con Carini finisce in fretta, e con lui termina la passione per il portiere non italiano.

Almeno sino al gennaio 2015, quando un Cagliari in crisi nera e sull'orlo del baratro punta su Brkic per risollevare la baracca. Il gigante serbo inizia alla grande, ma poi crolla insieme alla squadra e diventa corresponsabile della retrocessione dei rossoblù. Ora il binomio Rafael-Gabriel, e a loro spetterà il compito di sfatare il tabù del portiere straniero.

In realtà anche Avramov non ha mal figurato, ma il portiere di Novi Sad non rivestì mai completamente il ruolo di primo portiere, e fu solo un rincalzo di lusso e sicuro affidamento.

E che dire delle meteore Adan, Koprivec e Penedo?

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