Il Cagliari targato Rastelli non si è mai contraddistinto, salvo rare eccezioni, come una squadra formata da interpreti capaci di elevarsi ad assolute certezze. Non risulta inverosimile affermare che punti fermi nell’impiego da parte del proprio allenatore e sicurezze in termini di rendimento, siano difficilmente individuabili all’interno dello scacchiere rossoblù, con la sola eccezione che riguarda Bruno Alves.
Rastelli si caratterizza come un tecnico sempre alla ricerca della soluzione migliore, incline alla sperimentazione ed alla concessione di diverse opportunità a tutti i componenti della rosa.
Un’alternanza quasi febbrile e certamente più evidente, riguarda un ruolo delicato e centrale nell’economia della manovra, ovvero quello di regista. Tanti gli interpreti che si sono succeduti al timone del gioco rossoblù, passando dai designati Di Gennaro e Tachtsidis, sino ad arrivare alle sorprese Munari, Padoin e Barella.
Soprattutto Di Gennaro, colui che più di tutti sembrava il maggior indiziato nel rivestire il ruolo di metronomo, è stato impiegato anche sulla trequarti a seguito dell’indisponibilità di Joao Pedro, caratterizzandosi come un giocatore sempre in bilico tra la consacrazione definitiva e la delusione cocente. L’omologo greco ha anch’egli un mancino educato, ma spesso risulta lento e poco sereno, lasciando intravvedere solo a tratti, qualità importanti.
Le altre soluzioni appaiono tentativi estemporanei e dettati dalla necessità piuttosto che supportati da una chiara convinzione tecnica o tattica, in virtù di doti che giustificano l’impiego in altri e più appropriati ruoli.
La classifica a tinte rossoblù più che positiva, giustifica altre e diverse prove; tuttavia al fine di compiere un salto di qualità caratterizzato da una continuità di rendimento e un’identità ben definita, è necessario ricercare e quanto prima trovare durature certezze, in primis in un ruolo così delicato come quello che ha il potere di indirizzare il gioco della propria squadra.