Partecipa a Blog Cagliari Calcio 1920

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Il Cammino Di Santa Barbara, dalle Clarisse di Iglesias alle viscere della terra con i minatori

Il più bel cammino d’Italia tra falesie e vecchi borghi dei minatori alla scoperta del Sulcis

Condividi su:

Il musicista e politico Rubén Blades sostiene che “Camminando si apprende la vita, camminando si conoscono le persone, camminando si sanano le ferite del giorno prima.Cammina, guardando una stella, ascoltando una voce, seguendo le orme di altri passi.” 

É forse con questo spirito che sempre più appassionati e turisti, attirati non solo dalla bellezza del mare e delle coste sarde, scelgono di partire alla scoperta dell’altra faccia della Sardegna, quella fatta di borghi, piccole comunità silenziose e accoglienti, genuine e festanti.

Un’esperienza di scoperta e conoscenza più lenta, fatta di piccoli passi che assaporano ogni istante di questo territorio, alla ricerca del contatto più intimo con lo spirito della terra sarda, una spiritualità profonda e radicata ma mai ostentata.

Sono sempre di più infatti le persone, turisti o meno, che scelgono di camminare come metodo per meditare e riflettere, alla ricerca di una forma di scoperta del territorio e del paesaggio in un modo intimo e naturale, le quali sovente, al termine del percorso, arrivando addirittura ad affermare di sentirsi migliorati, o comunque differenti rispetto alla partenza, indipendentemente dalla durata o dalla tipologia del percorso scelto.

Anche in terra sarda sono numerosi i cammini, religiosi e non solo, alcuni dei quali molto noti e partecipati ed altri meno battuti dai pellegrini ma ugualmente intensi e profondi nel loro incedere faticoso e riflessivo.

Tra i tanti, uno in particolare risulta molto amato e ricercato tanto da essere considerato e riconosciuto come “Il più bel cammino d’Italia”: il Cammino Minerario di Santa Barbara.

Per capirne il senso dobbiamo fare un passo indietro nella storia quando la Sardegna provvedeva, quasi da sola, al fabbisogno metallifero italiano, nell’imminenza della rivoluzione industriale. La notevole vocazione sarda all’estrazione mineraria favorì il sorgere di numerosi e spesso piccoli e isolati centri abitativi per i minatori e le rispettive famiglie, collegati tra loro da una altrettanto piccola e fitta rete di sentieri, percorsi dagli stessi minatori per recarsi al lavoro.

L’idea di questo cammino nasce quindi con il proposito di riunire, come in unico, grande tracciato, tutti questi sentieri, testimoni del patrimonio tecnico, culturale e sociale ma anche paesaggistico e ambientale dell’epoca.

E la dedica di tutto questo percorso a Santa Barbara appare quanto mai opportuno e perfettamente condivisibile in quanto riconosciuta come protettrice dei vigili del fuoco, dei marinai e dei minatori. Santa Barbara era originaria della Turchia, e fu martirizzata nel III secolo d.C. in nome della fede per mano del suo stesso padre, Dioscuro, collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo e il cui martirio avvenne proprio il 4 dicembre quando, a seguito delle torture avvenute tramite il fuoco, fu poi murata viva in una torre, e infine decapitata dallo stesso padre affinché non si consacrasse a Dio.

Attualmente il percorso si snoda su circa 500 km, suddiviso in trenta tappe indipendenti, il cui scopo principale è quello di far conoscere e tramandare la memoria di tutti quegli uomini e donne che in quei luoghi hanno vissuto, lavorato, operato e sperato, unitamente al piacere della scoperta e della conoscenza del territorio e delle sue bellezze.

Ed è proprio grazie al sostegno degli ex minatori che sono stati ripristinati i vecchi sentieri, riuniti poi ad anello con partenza e arrivo ad Iglesias, il Km “Zero” del percorso dove i pellegrini, come da tradizione, ricevono l’augurio del Buon Cammino dalla monache clarisse del Santuario della Madonna del Cammino.

E come ogni cammino degno di questo nome, anche il Cammino di Santa Barbara ha un suo tratto distintivo del pellegrino, in questo caso non una conchiglia come nel caso del cammino di Santiago, ma di un passaporto del pellegrino o dell’escursionista che per vari motivi sceglie di compiere il cammino a tappe nel tempo libero.

Principiando il cammino, i viandanti e camminatori potranno ammirare non solo i lunghisentieri del cammino costituiti in prevalenza da strade campestri, antiche ferrovie dismesse e spiagge, lungo i quali ancora oggi è facile imbattersi nei ruderi industriali, anche questi sempre più apprezzati dagli appassionati di archeologia industriale, ma anche in piccoli e sperduti villaggi abbandonati.

Ma non è tutto perduto, vinto dal tempo e dall’incuria poiché sono diverse le vecchie borgate recuperate a nuova vitacome, ad esempio, le borgate di Ingurtosu, nei pressi di Arbus e del Villaggio Rosas nei pressi di Narcao, dove i pellegrini e viandanti possono trovare ospitalità e ristoro, nonché trovare supporto e consigli dalle numerose guide disponibili anche per incursioni nelle viscere della terra, alla scoperta della vita sottoterra dei minatori.

Quello dell’iglesiente poi, considerato dagli esperti e dagli studiosi come uno dei territori più antichi d’Europa, offre scorci e scenari mozzafiato passando dal granito e dal basalto dei rilievi del Marganai alle grotte di San Giovanni a Domusnovas, dalle cascate di Piscina Irga alla laveria La Marmora di Nebida che, dall’alto dei faraglioni guarda al mare blu, come l’affaccio di Porto Flavia che regala l’isola di Pan di Zucchero, senza dimenticare le meravigliose dune sabbiose di Piscinas.

Oltre a tutto questo, sarà possibile ammirare i numerosi nuraghi disseminati nel territorio, oltre alle Domus de Janas, senza trascurare un passaggio all’antica cittadina di Sulky, l’attuale Sant’Antioco, o una visita ai pescatori del Sulcis e l’incredibile scenario delle lagune presenti nel territorio.

Progetto promosso dalla Regione Sardegna, Assessorato al Turismo

Condividi su:

Seguici su Facebook