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Palazzo Bacaredda e l’Art Nouveau a Cagliari

Lo stile floreale e i grandi progetti che contribuirono a rendere più bello il capoluogo sardo

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Negli ultimi anni del 1800, si assistette alla nascita di un nuovo movimento artistico e culturale noto come Art Nouveau, l’Arte Nuova appunto, maggiormente nota in Italia come “stile floreale” o meglio ancora “Stile Liberty”, che influenzò in maniera massiccia le arti figurative ed in particolar modo la pittura, la gioielleria, l’artigianato in genere, la moda e tanto altro fino ad arrivare all’urbanistica e l’architettura.

Lo stile Liberty trae ispirazione dalla natura che viene riportata, attraverso gli oggetti quotidiani, grazie a linee sinuose ed eleganti, in un progetto stilistico che voleva unire la funzione alla forma.

Il movimento nasce in contrapposizione alla meccanizzazione della vita ed alla produzione in serie di ogni tipologia di oggetto tipici dei decenni dell’industrializzazione recente, con lo scopo di rendere nuovamente libera l’espressione artistica e riportare il bello nella vita di tutti i giorni.

Questo stile moderno e libero si diffuse rapidamente in Italia, a Torino e Milano in particolar modo, ma anche in Sardegna, in particolare su Cagliari e Olbia sebbene con in una contaminazione di stili ed influenze tali da renderlo un “unicum” all’interno della stessa corrente liberty.

Cagliari, a partire dall’Unità di Italia (1861), si presentava come una città in grande crescita urbanistica e fermento espansivo anche grazie allo smantellamento di buona parte della cinta muraria che l’aveva contraddistinta fino ad allora, ma anche grazie ai progetti, rimasti per buona parte purtroppo solo su carta, redatti dall’Architetto cagliaritano Gaetano Cima. 
Sotto l’amministrazione cittadina del sindaco Ottone Bacaredda la città assistette al sorgere di numerosi edifici eleganti e mirabili per lo stile raffinato ed eclettico, tipico della città tra i quali è indispensabile ricordare in particolare Palazzo Balletto, Palazzo Valdes, la Palazzata di via Roma per arrivare al Bastione Saint Remy e il Palazzo Bacaredda, la nuova sede comunale di Cagliari.

Nuova perché alla fine del XIX secolo, il Palazzo di Città si trovava nel quartiere Castello, in piazza Palazzo ma il consiglio comunale, presieduto da Bacaredda, alla fine del 1896 decise per lo spostamento della sede cittadina in un palazzo, ancora da costruire, in una nuova sede, individuata nella via Roma nell’area prospicente il porto. Venne indetto un concorso nazionale vinto dal progetto dell’ingegnere torinese Rigotti e, alla presenza di Re Umberto I e della Regina Margherita, nel 1898 venne posata la prima pietra.

Il Palazzo, inaugurato nel 1907, fu realizzato in pietra calcarea bianca, riprendendo e unendo insieme gli stili gotico- catalano e lo stile liberty, tanto in voga in quegli anni.
Il porticato sulla via Roma, in linea con la Palazzata caratteristica del salotto cagliaritano, verte su sette arcate, e tramite l’arcata centrale si accede al cortile interno del Palazzo.

La facciata è dominata dalle due torrette, di forma ottagonale per un’altezza di circa 40 metri, e dai quattro obelischi, uno per ogni lato, decorati con le teste scolpite dei Quattro Mori bendati. Di spicco poi le notevoli decorazioni in bronzo dei prospetti, raffiguranti un’aquila che regge lo stemma della città, e due leoni. Di particolare rilievo inoltre le rappresentazioni allegoriche del Commercio e Industria e dell’Agricoltura, quest’ultima rappresentata come una Dea Nike alata e visibile sul lato visibile tra il Largo Carlo Felice e la via Crispi.

Dal cortile interno, tramite una scalinata bianchissima si accede ai piani superiori dove vengono custoditi mirabili esempi artistici di notevole valore tra i quali vanno certamente annoverate le imponenti tele di Figari, nella sala del Consiglio, e il Gonfalone di città decorato al Valor Militare nella sala della Giunta dove trovano posto anche le tele di Marghinotti ed il retablo “Dei Consiglieri” di Cavaro.

Spettacolare, nella sala dei matrimoni, l’enorme tela di Figari che rappresenta proprio le tradizioni sarde legate all’amore e matrimonio, e le teche che custodiscono gioielli tipici dell’artigianato sardo e reperti archeologici di pregio mentre nella sala Sabauda inoltre si conservano altre tre tele del Marghinotti.

Insomma, un palazzo di Città in stile liberty – sardo degno rappresentante della città e del suo popolo.

 

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