Simone Benedetti è la prova che nel calcio chi ben comincia è già a metà dell'opera. Spesso a fare la differenza non è tanto il rendimento, quanto l’impatto, l’impressione iniziale che si desta nei tifosi. Purtroppo per lui in negativo. Figlio d’arte - il padre Silvano ha giocato per anni in Serie A – è stato scelto quest’anno dal nuovo Cagliari di Giulini come uno dei quattro difensori centrali da mettere a disposizione di Mister Zeman.
L’inizio è stato traumatico, con diverse prestazioni negative già nelle amichevoli precampionato. Il rendimento estivo al di sotto delle aspettative ha portato Benedetti ai margini della rosa di Zeman, tanto che a fine estate si parlava addirittura di una cessione immediata. Alla fine Simone è rimasto e, ogni qual volta è stato chiamato in causa, ha sempre disputato buone gare, a dimostrare un talento che possiede indubbiamente. Ciononostante il pubblico continua a storcere il naso quando viene impiegato, probabilmente memore delle apparizioni precampionato.
E tanti tifosi, all’indomani della disfatta col Chievo, non hanno tardato ad additarlo come capro espiatorio, la vittima sacrificale a cui attribuire le colpe di una sconfitta che era di tutti. Sia chiaro, Benedetti lunedì non ha disputato un partitone, anzi. Ma da qui a riconoscere lui come responsabile del k.o. rossoblù ne passa. Contro i gialloblù non ha funzionato tutta la squadra e, guardando le altre volte in cui lui è sceso in campo, si può dirgli di tutto meno che sia scarso. Contro il Chievo, del resto, anche il migliore dei violinisti avrebbe sbagliato spartito.

