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Da teatro dei sogni a baracca della rovina: la vera storia del Sant'Elia dal “1964” ad oggi

Dalla progettazione del 1964 ai 70.000 spettatori per la Coppa dei Campioni. I lavori per Italia '90, i mondiali e la decadenza di un "monumento" dal nome Sant'Elia

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Sabato 12 settembre 1970: il Sant’Elia apre per la prima volta i cancelli al pubblico. Si gioca per la Coppa Italia contro la Massese, si fanno le prove generali per l’esordio in campionato e per quello che sino a pochi anni prima era solo un sogno, l’esordio in Coppa dei Campioni che avvenne solo quattro giorni più tardi (Cagliari-Saint-Étienne 3-0). In quel memorabile 12 settembre, andò di scena Cagliari-Massese che finì 4-1 per i rossoblù, per la prima volta con lo scudetto cucito sulle maglie. Due i gol di Riva, da vedere e rivedere nel video; uno di potenza, e uno con un tiro in diagonale. Un gol per Gori su rigore e la quarta rete rossoblù (quella del terzo gol) arrivo su autogol. Circa 30.000 gli spettatori, che divennero quasi 70.000 in occasione della gara di Coppa dei Campioni e dopo per la prima di campionato contro la Sampdoria.

Breve storia dello stadio Sant’Elia

Progettato nel 1964, sarebbe stato l’impianto che avrebbe sostituito il vecchio, mitico e glorioso Amsicora, ormai troppo piccolo per contenere l’entusiasmo dei tifosi, sempre più numerosi e vicini ai rossoblù che proprio in quell’anno conquistarono la serie A e cominciarono la cavalcata che portò alla vittoria dello scudetto. Inizialmente si pensava ad un impianto in cemento armato di forma ellitica composto da un unico anello in grado di contenere 35.000 tifosi. Presto ci si rese conto che la capienza sarebbe dovuta essere decisamente maggiore. In concomitanza con la vittoria dello scudetto si decise di intervenire creando un secondo anello, quello superiore, attraverso la costruzione di 64 telai (cosciali) in cemento armato. I lavori vennero conclusi nell’agosto del 1970, giusto in tempo per consegnare lo stadio al Cagliari e ai suoi tifosi. La capienza passò a 60.000 posti seduti più 10.000 in piedi.
Nel 1990, in occasione dei Mondiali disputati in Italia, il Sant’Elia fu reso più moderno e funzionale. La capienza scese a circa 44.000 posti, tutti a sedere e tutti sui seggiolini e non più sul cemento. Fu costruita la copertura sulla tribuna centrale, migliorata la viabilità intorno allo stadio, costruito l’attuale enorme parcheggio. Da quel momento in poi lo stadio fu di fatto abbandonato a se stesso e alle intemperie dovute anche alla sua vicinanza al mare. Prima dell'inizio del campionato di Serie B 2002-2003, a causa della decisione della Lega Calcio di non dare l'agibilità allo stadio stanti le condizioni di pericolo di crollo riguardanti i settori delle curve e dei distinti, il Cagliari decise di investire, in tempi rapidissimi, tre milioni di euro, con i quali furono piazzate tribune Dalmine sopra la pista di atletica leggera (anche dietro le porte del campo di gioco), in modo da diminuire la distanza tra le vecchie gradinate ed il campo da gioco. Durante i mesi in cui si lavorò a questo nuovo progetto il Cagliari giocò le gare in casa a Tempio Pausania. Rimase invece in uso la tribuna centrale e laterale. Il nuovo “formato” dello stadio, progettato per una capienza quasi dimezzata (23.486 posti) rispetto a quella del 1990, inizialmente suscitò gradimento tra i tifosi, grazie all’effetto offerto dagli “spalti” a ridosso del terreno di gioco, all’inglese… Il resto è storia nota: l’esilio di Trieste, il sogno infranto di Is Arenas, il ritorno per pochi intimi in uno stadio, il Sant’Elia, purtroppo e di fatto, indegno di essere chiamato stadio. Nessuna certezza per il futuro, con i tifosi che sognano di avere finalmente una “casa” dove assistere alle partite della propria squadra del cuore.

Godiamoci il video dell'innaugurazione del Sant'Elia in occasione di Cagliari-Massese del 12 settembre 1970 

 

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