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Ottobre, già tempo di spareggi

Ecco perché contro il Venezia, c'é già profumo di finalissima

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Dopo appena 6 partite il Cagliari si trova con 2 soli punti, un cambio in panchina alla guida tecnica, e tanti, ma veramente tanti, motivi per incominciare a preoccuparsi.

Dopo la trasferta di Napoli infatti, conclusasi con la vittoria dei partenopei per 2-0, il prossimo incontro contro il Venezia in casa, sa tanto di finalissima che non si può e non si deve proprio fallire.

In ballo infatti, oltre al risultato, che è la prima cosa che conterà di più in assoluto, ci si giocheranno parametri – secondari, se vogliamo – ma per questo non meno importanti per lo spogliatoio.

Intanto la reputazione del mister. Secondo, il dover dimostrare di sovrastare una neo promossa, e terzo, dato che si gioca in Sardegna, sfruttare l'occasione di avere il pubblico amico sugli spalti per vincere, congedarsi dal campionato, e usare la sosta per macinare lavoro e mentalità.

Visti questi parametri dunque, e considerando le brutte acque in cui sin dall'inizio questa squadra si è ritrovata, è presto detto che oltre a battere il Venezia, altre opzioni al momento, scontenterebbero chiunque. Conta soltanto vincere e (se riesce) convincere.

Facile più a dirsi che a farsi di questi tempi,

La squadra pare infatti impaurita e senza idee, quasi senza iniziativa. Priva di quella autostima collettiva tale per cui, chi scende in campo sia conscio che, pur andando in svantaggio, si possa ribaltare l'inerzia della gara.

Niente di tutto questo invece, e abbandonare il penultimo posto già dal match conto i veneti, è l'unico focus che può dare giovamento. Non senza difficoltà ovviamente.

A rendere tutto più difficile sarà anche la pressione mentale di un Cagliari già stressato di suo, la cui tifoseria (per rincarare la dose) aspetterà al varco in attesa di uno scossone.

Se per i motivi già elencati, la carica dei ragazzi di Mazzarri dovrà essere a mille, non si scordi il fatto che in partite così decisive (perché sarà così), anche la testa dovrà dare il suo meglio.

“Meglio un brutto processo che un bel funerale” recita l'adagio.

Come dire, che della prestazione e del gioco, forse, (almeno per ora) non importa a nessuno. Al momento serve solo fare 3 punti, brutti, sporchi e cattivi. L'estetica ci sarà tempo di pretenderla.

Cosi come le scelte spregiudicate di un Mazzarri ancora spaesato e per questo fin ora super abbottonato dietro, ma che le prende,  e che produce pochissimo in avanti.

Va lasciato lavorare con pazienza. Subentrare in corsa a sostituire un collega non è mai facile.

Figurarsi ad ottobre, già con la strada quasi segnata dal percorso irto di spine, e il profumo di una lotta salvezza spalmata lungo tutto l'arco del torneo che non darà tregua.

Meglio risalire la china, e stare sul pezzo.

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