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Mercato in funzione degli obiettivi, o valori da incarnare a prescindere?

Il giusto mix tra acquisti, cessioni e un Cagliari che trovi l'equilibrio e la dimensione ideale

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Come ogni estate il mercato procede e le trattative vanno avanti. Arrivi, cessioni, prestiti: tutto è finalizzato a formare una rosa competitiva e cucita a misura per Leonardo Semplici. O almeno, questo è l'auspicio della società.

Detto che ancora è tutto in divenire, e che tra colpi in ingresso o partenze, si è ancora lontani da sapere chi rappresenterà il Cagliari nel prossimo campionato, si può ragionare su un aspetto che include entrambi i fattori: mercato e valori del club.

Se per quanto riguarda gli obiettivi ancora non ci si sbilancia, perché la rosa (appunto) non è ancora al completo, per quanto concerne ciò che dovrebbe incarnare il Cagliari di Semplici a livello di valori invece, lo si può – seguendo la tradizione rossoblu – almeno auspicare.

Accantonando per un attimo il mercato infatti, e concentrandosi su cosa il Cagliari debba fare per assomigliare a se stesso e trasmettere le virtù tipiche (e invidiate) di cui è stato capace nel tempo, e giusto chiarire che una squadra come questa, non deve puntare i suoi fini solo sui nomi degli arrivi, ed il motivo è molto semplice.

La caratura di una squadra che rappresenta un isola intera infatti, non può e non deve essere messa a repentaglio (ad esempio) da stagioni pericolosissime come quella scorsa. Dove nonostante un ottimo blasone (sulla carta) si è rischiato concretamente di retrocedere.

Se è vero che Semplici ha fatto un miracolo, è altrettanto vero che per due terzi di campionato, non si è praticamente quasi scesi in campo, o lo si è fatto in modo spesso sconclusionato.

Chiedersi il perché, i motivi, o cercare soluzioni, sarà compito della dirigenza.

Come anche trasmettere ai nuovi arrivati (tornando al mercato) i concetti cari a ogni tifoso rossoblu: “una terra, un popolo, una squadra”. Risultati troppe volte poco più che un manifesto, anziché la vera cifra dei calciatori in campo, almeno durante la gestione Di Francesco e numeri alla mano.

Nessuna sessione di calciomercato, per quanto sulla carta azzeccata, renderà mai onore alle peculiarità di un club, ai suoi valori e all'attaccamento alla maglia, tanto quanto può succedere nel Cagliari, dove la tradizione e la storia saranno sempre un passo avanti a tutto resto.

Per cui, certamente la campagna acquisti/cessioni sarà importante, ma nulla supera la coscienza collettiva di una realtà come il Cagliari, che se non trasmette ai tesserati questi valori, inizia già depotenziato ai nastri di partenza.

Grandi nomi, senatori, giovani esordienti: tutti dovrebbero immedesimarsi, e sempre meglio, nel vero spirito e senso di appartenenza a uno spogliatoio che, senza retorica, da il meglio di sé nell'abnegazione al sacrificio, nella grinta e nell'agonismo, vera cifra ieri come oggi, del significato di giocare nel Cagliari.

Certo, qualche genio da queste parti è passato. I vari Zola, Conti, Suazo, Langella, Cossu, Esposito, per citarne alcuni, o come gli indimenticabili Francescoli, Moriero, Bisoli, Villa, Muzzi e Dario Silva, ancora amati da tanti tifosi.

Ovviamente figli di scelte e acquisti azzeccati, ma pur sempre tutti pienamente radicati ai colori, e sintonizzati totalmente col senso profondo che esprime questa squadra: dare battaglia ovunque.

Il giusto mix dunque per una stagione ricca di luci è proprio questo.

L'equilibrio tra nuovi arrivi e i partenti, e la trasmissione dei valori che conferisca la dimensione mentale a chi scenderà in campo nel prossimo campionato vestendo questa maglia.

Se il primo fattore è importante, il secondo è vitale, e va coltivato.

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