Troppo bello per essere vero.
Questo deve aver pensato Nainggolan seguendo con lo sguardo la traiettoria di quel tiro di rabbia.
Il calcio - scienza inesatta - regala anche queste pagine da incorniciare. Tutto sta nel saperle digerire e farle fruttare con profitto per la partita successiva.
Perché se è vero, come può essere, che a Genova la fortuna abbia baciato i rossoblu, è anche vero che su quella palla bisognava esserci, essere pronti, prender la mira e voler "sfondare la rete".
Stessi elementi, se vogliamo, fino a qualche gara fa sconosciuti. Anzi, si direbbe, addirittura subiti da avversari tutti fenomeni e sardi inspiegabilmente “brutti anatroccoli”.
Perché nella storia di questa stagione andando a ritroso, sono tanti i gol presi allo scadere, i risultati mancati causa recupero, gli attacchi di panico dopo il novantesimo, le interviste post gara piene di mea culpa.
Essere riusciti finalmente, a trasformare gli eventi a proprio favore, per una volta, (e forse la sola che contasse davvero per la classifica!) è quell'inerzia positiva che è mancata tutta la stagione.
Vizi atavici come temere i minuti di recupero, con la Samp sono son mutati nella virtù di crederci per davvero, e strappare letteralmente a morsi dal Marassi un punto d'oro.
L'entusiasmo di fine gara e gli abbracci che strappano i tessuti (chiedere alla giacca di Semplici) potrebbero da soli, se custoditi come valori, salvare questo spogliatoio e la serie A. Ma la strada è ancora lunga.
Potrebbero cioè accompagnare Pedro e compagni verso le prossime gare con la consapevolezza di avere numeri nel cilindro, un'anima e un cuore che batte quanto e come gli altri.
Ci son voluti 26 turni perché tutto venisse fuori, meglio tardi che mai. Ma se al di là dei fatti tecnico tattici, serviva uno scossone, bhe...a Genova è arrivato.
Lo si tenga stretto dunque, e lo si porti come esempio nel prossimo futuro. L'asticella del Marassi ha detto infatti quanto questo Cagliari può tirare la corda e mollare la presa un secondo prima che si spezzi, senza farsi del male.
E se è stato vero a Genova, che lo sia anche in casa e in altri campi.
A patto che quei piccolissimi istanti che cambiano una gara, vengano il più possibile imposti piuttosto che subiti. Facile a dirsi, certo, meno che a farsi.
Ma se tendere al controllo totale delle prestazioni è il mantra del professionista e delle grosse squadre, la serie A è fatta anche di questi piccoli dettagli.
E chi sa curarli maggiormente, ci resta.
