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Cagliari, chi l'avrebbe mai detto?

Contro il Genoa uno spareggio dove contano solo i tre punti

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Se non fosse per i numeri, i punti e la classifica, in pochi avrebbero scommesso in estate che per Di Francesco e i suoi ragazzi, il match decisivo di un'intera annata, sarebbe arrivato solo a gennaio.

Invece, scherzi del calcio o del destino, domenica a Genova passa per gli isolani un treno in corsa che perdere sarebbe drammatico.

Vita e morte infatti, s'intrecceranno in un Valzer di emozioni da brivido di cui possono dare contezza solo gli appena 14 punti in classifica dei rossoblu.

Le giornate passano, le sconfitte aumentano, e un Cagliari sempre più al buio e con un tecnico sempre più in bilico, si gioca contro il Grifone (ugualmente in down), le residue cartucce di una rivoluzione tecnica forse mai davvero esplosa, così come promesso in estate.

Resta la cronaca di un Cagliari impaurito, che si presenta sotto la lanterna dopo ben 5 sconfitte di fila, con non pochi punti persi alle spalle (Spezia e Udinese solo per citarne alcuni, ne valgono 4) e un involuzione rispetto ai piccoli passi di inizio campionato, figlia di tante concause.

La più grande, al netto delle giuste alibi tante volte citate, è forse la mancanza di cattiveria e cinismo nel singolo che, tradotte a livello di gruppo, rendono la squadra senza l'adeguata identità per affrontare e gestire certe partite di Serie A.

Per quanto la rosa sia tecnicamente valida, i giovani siano ottimi prospetti, e i più navigati come Godin, Joao Pedro, Nainggolan e Pavoletti siano dei buoni leader, ciò che è carente è forse proprio l'amalgama omogenea del gruppo.

La stessa che dia l'idea, per intenderci, di un collettivo solido e quadrato che decida di “mangiarsi l'erba”quando si scende in campo.

Proprio il fattore che, se vogliamo, fa la differenza quando si affrontano, ad esempio, le grandi corazzate, ma si gioca fino alla morte per portare a casa dei punti, sopperendo in certi casi al gap tecnico, con altrettanto agonismo e fame di risultati.

E' un Cagliari invece che appare caratterialmente“spento” quello di mister Eusebio. A tratti timoroso, graffiante solamente a sprazzi, e che ad incutere paura agli avversari fa davvero fatica.

Per troppe gare forse (nessuno escluso) non ci si è spesi davvero fino in fondo, e al giro di boa ci si è accorti, con enorme ritardo, che il minimo indispensabile in Serie A non sia condizione sufficiente per vincere le partite: serve molto di più.

Svolgere un buon “compitino”di prestazione infatti, se fino a ieri era la cifra dei 6 in pagella che garantivano il galleggiamento, ora non basta più né per incidere su gran parte dei match, né per raddrizzare partite nate male.

E' un Cagliari dal potenziale enorme ma inspiegabilmente dormiente.

Si tratta di battere un colpo, decidere che la sveglia suoni, e non perdere altro tempo.

Lo stadio Marassi non aspetta altro che un Cagliari incazzato.

Gli si dia questa conferma.

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