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La lavagna tattica: Chievo Verona-Cagliari

Quarto turno eliminatorio della Coppa Italia 2018-2019. Allo stadio Bentegodi, match tra gialloblu e rossoblu. Duello in panchina tra Di Carlo e Maran

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Archiviato il pareggio esterno per 1-1 in campionato contro il Frosinone, il Cagliari guarda avanti e si prepara ad affrontare il quarto turno eliminatorio della Coppa Italia 2018-2019.

La formazione allenata da Rolando Maran andrà a far visita mercoledì sera (con inizio alle ore 20.45) allo stadio Marcantonio Bentegodi il rigenerato Chievo Verona di Domenico Di Carlo, reduce dal pareggio interno per 1-1 contro la Lazio.

Vediamo quali sono le due filosofie tattiche dei due allenatori in vista della partita in programma mercoledì sera.

Il 4-1-2-1-2 del Chievo Verona targato Di Carlo: Il suo arrivo sulla panchina veronese ha ridato spirito di sacrificio e discreti progressi sotto il profilo del gioco e dell’intensità.

Per Di Carlo l’impresa per raggiungere la salvezza è alquanto complicata, ma ora l’obiettivo per la formazione clivense è orientato verso la Coppa Italia per tentare di andare avanti nella competizione, ma prima per i veneti c’è da superare il Cagliari dell’ex Maran.

Per il match contro i sardi, Di Carlo varerà qualche rotazione a livello di uomini senza però rinunciare al suo 4-1-2-1-2 con cui ha avviato la sua rivoluzione al Chievo. Il 4-1-2-1-2 (detto anche 4-3-1-2 o 4-4-2 diamond) è un sistema di gioco che prevede lo schieramento di 4 difensori, 4 centrocampisti e 2 attaccanti.

Com’è noto, i due vertici del diamante sono impersonati da due centrocampisti dalle caratteristiche opposte. Il vertice inferiore è rappresentato da un giocatore di doti difensive (Radovanovic o Rigoni), che fa scudo davanti alla retroguardia e che rilancia l’azione, mentre quello superiore è un centrocampista dalle doti offensive o trequartista (Birsa o Giaccherini), che viene schierato in appoggio alle due punte (Stepinski e Djordjevic o Leris) per impostare il gioco offensivo con libertà di svariare e di inserirsi.

Con questa scelta, che favorisce l'estro e la tecnica alla fase di interdizione, generalmente vengono utilizzati due giocatori propensi alla fase difensiva nei vertici laterali del rombo di centrocampo (Hetemaj e Obi).

Tuttavia, l’utilizzo del 4-1-2-1-2 penalizza il gioco in larghezza, in quanto le ali in questo schema sono assenti e le fasce vengono tamponate dai terzini difensivi (Cacciatore e uno tra Barba e Tanasijevic), che hanno licenza di sganciarsi sulle corsie, confezionando anche azioni pericolose in fase d’attacco.

Inoltre, il diamante di questo schieramento tattico consente alla squadra che lo utilizza di avere superiorità centralmente e in difesa, lasciando la possibilità al fantasista di agire tra le linee. Davanti al portiere (Sorrentino o Semper), con il 4-1-2-1-2 i centrali difensivi sono spesso scelti in base a due caratteristiche fondamentali: la potenza fisica e la capacità di avere senso della posizione (Bani o Cesar insieme a Rossettini).

“L’albero di Natale” del Cagliari di Maran: A piccoli passi il Cagliari viaggia ad un discreto ritmo in campionato, aumentando gradualmente il distacco da chi insegue e mettendosi al riparo dalle sempre pericolose sabbie mobili della zona calda della classifica.

Ora, però, l’obiettivo per l’undici di Maran è onorare l’impegno di Coppa Italia contro il rigenerato Chievo di Domenico Di Carlo. Per questa gara il mister rossoblu, oltre ad un robusto turnover, applicherà anche una variante tattica, passando dal 4-3-1-2 al 4-3-2-1.

Questo sistema di gioco si caratterizza in due blocchi: quello difensivo composto da 4 difensori in linea e 3 centrocampisti (play maker e due interni) e quello offensivo formato dal vertice alto – quindi il centravanti – e da due mezze punte posizionate alle spalle della prima punta.

In questo schema, il portiere (Rafael) deve avere reattività e attenzione, oltre ad abilità tra i pali e nelle uscite, in modo da giocare tatticamente con il reparto difensivo.

I difensori laterali (Faragò o Pisacane e Pajac), oltre a marcare e contrastare, devono avere corsa e resistenza oltre ad un ottimo senso tattico, leggendo le situazioni di gioco, coprendo gli spazi laterali e centrali attraverso le diagonali (in fase offensiva devono sfruttare gli spazi per andare al cross o alla conclusione).

Sui difensori centrali (nel nostro caso Andreolli e uno tra Pisacane e Romagna), il discorso è differente. Di fatti, al giorno d’oggi, con la scelta del 4-3-2-1, i centrali si compensano: uno dotato tecnicamente (Romagna), uno marcatore (Andreolli o Pisacane).

Nel modulo che stiamo analizzando, il centrocampista centrale (Cigarini) ricopre un ruolo fondamentale per la costruzione del gioco: in fase difensiva è posizionato davanti alla retroguardia garantendo equilibrio, chiudendo gli spazi lasciati dai terzini, mentre in quella offensiva supporta gli interni e le punte tramite lo scarico facile della sfera per un rapido scorrimento dell’azione o col cambio gioco.

Gli interni (Dessena e Barella) oppure (Faragò e Dessena), oltre ad avere capacità aerobiche, devono essere in grado di interdire, leggere le situazioni di gioco con le coperture preventive in caso di palla persa, talvolta arretrando sulla linea dei difensori centrali.

Fantasia e imprevedibilità sono le caratteristiche delle mezze punte (Verde o Barella con Farias) nel 4-3-2-1: a loro viene chiesto di occupare bene gli spazi in entrambe le fasi di gioco e di supportare la punta, oltre a dialogare con terzini e interni.

E il centravanti? La prima punta (Cerri) è chiamata a giocare di sponda, quasi sempre spalle alla porta per favorire gli inserimenti dei centrocampisti e delle mezze punte e in grado di coprire il campo in ampiezza e in profondità.

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