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Nelle lacrime di Pisacane lo specchio di un Cagliari che emoziona: poi Storari e Nené...

L'analisi del Match contro l'Atalanta

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Oggi voglio iniziare con una storia. È quella di un ragazzo di Napoli di nome Fabio. Un ragazzo che va via da casa giovanissimo per inseguire il suo sogno, quello di diventar un calciatore. Come tutti i giovani nutre grandi speranze. Ma purtroppo Fabio Pisacane non è come tutti gli altri suoi coetanei, perché a diciannove anni gli viene diagnosticata la sindrome di Guillain Barre, che lo porta prima alla paralisi e poi al coma. Qualcuno pensò che non si sarebbe più potuto muovere, che non avrebbe più camminato.

Così Fabio iniziò a correre. Correre controvento, contro un destino infame, contro tutto. Da lottatore. La sua grinta gli permette di riprendere una carriera che sembrava buttata alle ortiche. Passando per tanta gavetta, tanta serie C e qualche anno di B, con in mezzo un rifiuto a un sacco di soldi per una combine, ieri Pisacane ha esordito in Serie A. Con un 3-0, con una gran partita. Il pianto a fine gara è quello del maratoneta che ha concluso la fatica. Se l'è meritata.

E diciamo anche che non avrebbe potuto scegliere un match migliore. Ieri per i sardi ha funzionato tutto a meraviglia. La squadra ha interpretato al meglio la sfida, concedendo pochissimo ai bergamaschi (lo stesso rigore è stato un regalo di Natale anticipato, poiché decisamente fuori dell'area) e creando tanto.

Merito di una prestazione corale eccellente ma anche di un attacco che, se in giornata (come ieri), non ha nulla a che vedere con quello di una contendente alla salvezza. Ancor di meno se quel ragazzino di trentaquattro primavere che indossa la ventidue dovesse continuare a buttarla dentro con questa facilità. Non male per un calciatore finito.

Ciò che proprio si fa fatica a capire è l'atteggiamento di uno spicchio di tifosi per Storari, quello che resta tutt'oggi uno dei più forti estremi difensori della serie A. Proprio mi viene difficile intuire il perché di un simile accanimento contro il portiere rossoblù. Tanto per rinfrescare la memoria, sottolineerei come i fischi e la contestazione siano per quel ragazzo che nel 2008 salvò un Cagliari sull'orlo del baratro a suon di miracoli. Aggiungerei come si si stia dando del mercenario ad un uomo che l'anno scorso avrebbe potuto fare il titolare in qualsiasi squadra di A ma rifiutò quel palcoscenico e quei soldoni per vestire la rossoblù. Non lo sopportate perché ex Juve?

Circa cinquanta anni fa un altro ex bianconero fece le fortune del club sardo, portandola addirittura in cima all'Italia, prima di tornare da allenatore delle giovanili a Torino. Si chiamava Claudio Olinto de Carvalho e ieri, da lassù, ha chiesto un ultimo regalo al suo Cagliari.

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