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L'ossimoro del trionfo da perdenti

L'analisi del match contro il Lanciano

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Eppure lo spettacolo era iniziato nel verso giusto. Dopo solo otto minuti i piedi di Sau fanno l’amore col pallone che, beffardo, batte Cragno e confeziona un autentico 24 carati. Capolavoro d’autore, perché il bomber perde il pelo ma non il vizio (del gol). Ciononostante, chi dopo quella perla si aspettava un Brescia-bis è tornato a casa con la faccia di chi va a vedere Di Caprio e si ritrova sul palco l’allegra compagnia degli attori del quartiere. Per carità, a volte son pure simpatici e magari non sempre ti annoiano però caspita, ti aspettavi Di Caprio, vuoi mettere?

Stessa delusione incontrata da chi, a inizio anno, aveva previsto un Cagliari schiacciasassi in serie B, una squadra che avrebbe dovuto lasciare le briciole alla concorrenza. A quattro giornate dalla fine, invece, i sardi si trovano a dover raccogliere pure le stesse briciole, perché ogni punto è oro, perché oggi il primo posto non è più scontato (per usare un eufemismo) e la promozione va ancora agguantata, sebbene sia molto vicina.

Certo sarebbe stato lecito aspettarsi di più: vedere un Cagliari sbattuto al muro, in casa, contro il Lanciano fa un po’ male. È un po’ triste vedere quella che sarebbe dovuta essere una riproduzione in scala dell’Invincibile Armata di Filippo II costretta a difendersi contro la terzultima in classifica, ed addirittura vedere Rastelli togliere un attaccante (Sau) per inserire un centrocampista (Tello) per paura di subire la beffa. È vero che il bomber di Tonara non stava bene e aveva bisogno di uscire, ma era pronto ad entrare anche Cerri, che sarebbe potuto essere utile nel tenere palla avanti e giocare di sponda per far salire una squadra che aveva grossi problemi a guadagnare campo nella ripresa. Inoltre un pivot come lui avrebbe potuto far comodo sulle situazioni da palla ferma, e francamente ieri non esistevano tanti altri modi per sbloccare la partita.

Ma evidentemente cercare di conservare un punto è stato giudicato più funzionale alla causa di provare a strapparne tre, nonostante Ferrari, Di Francesco e Marilungo, per quanto bravi, non fossero esattamente la MSN blaugrana. Perché il pareggio col Lanciano non era poi così male (ma questo solo a partita finita) e nemmeno il secondo posto (ma solo a campionato concluso): un po’ come la volpe e l’uva.

Certo una contestazione roboante come quella andata in scena a fine partita forse è stata un tantino esagerata: sarà la prima squadra della storia a esser promossa in Serie A con la cornice dei tifosi che chiamano i giocatori sotto la curva per protestare. Il malcontento è legittimo, i fischi anche, forse però una polemica simile è troppo. Ma il mondo è bello perché è vario, sia chiaro.

Dunque, al momento restano quattro partite. Quattro partite per provare a trasformare e cancellare questa furia dei tifosi in una festa promozione. Ora come ora la maggior parte del popolo rossoblù dichiara che non ci sia niente da festeggiare. Forse ci si è abituati troppo bene e la Serie A la si dà troppo per scontata, fatto sta che rischia di andare in scena l’ossimoro del trionfo da perdenti.

A meno che non cambi tutto ora. Coelho diceva che nessuna notte è tanto lunga da impedire al sole di risorgere.

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