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Hanno aspettato, ma non sarà sempre così

L'analisi del match contro il Como

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Sei colpi sparati in rapida successione, uno dopo l’altro. Poi niente, fucile scarico, la preda comasca che avanza ma le cartucce son finite, e allora 1-1 e fine della festa. È stato bello, finché è durato, ma le cose più belle finiscono subito ed infatti ecco il turno infrasettimanale a far durare la gioia non più di tre giorni.  Certo non sarebbe stato malaccio riservarsi due dei sei gol di sabato per ieri, ma sapete com’è, il calcio non è un formicaio e non esistono le dispense.

E quindi succede che la stessa squadra che lo scorso fine settimana ha scherzato il Brescia (che per la cronaca ieri ha liquidato la pratica Entella -candidata ai playoff- con due legnate e via) oggi si schianti contro l’ultima in classifica, sic transit gloria mundi.

Sarà forse che il Como ha un conto in sospeso con il Cagliari, perché all’andata interruppe la striscia vincente casalinga dei rossoblù, al ritorno ha rotto l’entusiasmo generato dopo la vittoria in stile Federer sul Brescia e rinviato la festa promozione che, complice la vittoria del Bari, non sarà sicuramente il prossimo fine settimana. Quasi dimenticavo, per non farsi mancare nulla il Como ha pure evitato il sorpasso del Cagliari sul Crotone, che resta in testa a +2; il tutto giocando un’ottima partita, con intensità ma anche tanta qualità, con un 3-5-2 che spesso e volentieri diventava un 3-3-4 e con un terminale offensivo come Ganz che, non a caso, ha già l’accordo in tasca con la Juventus. Alla faccia della retrocessa!

I rossoblù sono andati un po’ troppo a sprazzi, facendo registrare vampate all’assalto della porta di Scuffet e momenti di calma piatta, se non in balia dell’avversario, che, seppur organizzato, non era certo il Brasile del ’70, almeno a livello di interpreti. Certo le assenze di Farias e Joao Pedro, entrambi squalificati (ed è la seconda volta che i due son assenti contemporaneamente, ma l’ultima volta c’era ancora Barella e la Salernitana fu sconfitta), hanno influito. Senza quel tocco brasileiro i rossoblù son decisamente troppo prevedibili, manca l’elemento in grado di saltare l’uomo e di creare superiorità numerica (anche perché Melchiorri, come sappiamo, è k.o.). In teoria ci sarebbe Sau, lui potrebbe far saltare gli equilibri da un momento al’altro, ma il miglior Pattolino al momento è distante anni luce.

L’ennesimo stop di un Cagliari che, comunque andrà, ha lasciato troppi punti per strada. Poi non si mette in dubbio che l’obiettivo sarà centrato, dato che i sardi l’anno prossimo giocheranno in Serie A. Ma in cadetteria si son fermati ad osservare il panorama troppo spesso, e bisogna esser sinceri nell’ammettere che nessuno ne ha approfittato. La concorrenza ha aspettato i rossoblù. Ma l’anno prossimo non potrà andare così, in A nessuno ti aspetta. O corri o torni là in B, dove guardare il panorama è consentito.

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