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Metti una sera a cena, Matri e Conti con Farias e Sau

L'analisi del match contro il Modena

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Sono passati più di sei anni. I bambini son diventati teenagers, i giovani sono diventati uomini, e quelli che lo erano già vedono qualche capello in meno e più bianco. La vita di molte persone è cambiata, ed è cambiata la vita del tifoso del Cagliari: allo stadio il Sabato e non la domenica, la categoria la B e non la A. Eppure, improvvisamente, oggi i rossoblù hanno superato la fisica.

Da anni gli scienziati si chiedono se sia possibile tornare indietro nel tempo, dicono bisognerebbe costruire un tunnel spazio-tempo. Ma sapete com'è, non ci si mette d'accordo per il Ponte dello Stretto, figuriamoci per un tunnel in grado di farci tornare a quando stavamo meglio nonostante stessimo peggio. Che poi a chi importa di riavere i capelli, meglio andare dalla Sicilia alla Calabria col Vespino no?

Eppure i sardi forse il salto del Tirreno non lo volevano fare, e nella scelta tra le cose impossibili hanno optato per il viaggio nel tempo. Accontentati.
Hamsik, Matri, Conti: serve veramente aggiungere qualcosa? Era il 27 gennaio 2008.

2981 giorni dopo, la storia si ripete. Due gol nel recupero, la vita in tre minuti, la vittoria in un lampo. O in due, se preferite. La firma, manco a dirlo, è di Diego Farias. E se gli occhi sono lo specchio dell'anima questa partita è stata lo specchio dell'anima del 17 rossoblù. Impreciso per 93 minuti, quasi irritante, poco incisivo. Poi ad un certo punto, non si sa come, e figuriamoci il perché, il funambolo di Sorocaba ha pensato un attimo che forse fosse il caso di vincere la partita. Quindi ha preso il pallone tra i piedi e l'ha vinta. Tutto molto semplice, tutto molto Farias.

Un gol ed un assist, confezionato in un involucro di cashmere e servito al tavolo numero 25, quello di Marco Sau. Che alla vigilia di Pasqua ha capito fosse il momento di risorgere, ed ha segnato il gol decisivo, quello del 2-1. Sì, proprio quello che vi ha fatto perdere la voce, proprio quello che ha causato otto infarti, cinque attacchi d'asma e migliaia di attentati alle coronarie sventati da sistema immunitari ormai fortificati da svariate partite vinte che solo Gigi Riva sa come. "Beh si è sbloccato, ma a porta vuota", "ma quel gol lo avrei segnato pure io" e via dicendo. Io l'ho visto diversamente. Io ho visto un gol che cambia la storia. Magari non la storia del Cagliari, che in A ci andrà ma ci sarebbe andato comunque, ma cambia la storia di questo Cagliari. Perché gli sportivi lo sanno, vittorie così ti segnano, ti plasmano e spesso ti rendono invincibile. Del resto 2981 giorni fa i sardi, dopo un trionfo del genere, centrarono una salvezza insperata a suon di imprese. Sicuramente poi è cambiata la storia di Marco Sau. Che ha fatto un gol facile e dopo averne sbagliati altri. Ma si è sbloccato, e mi sbilancio: con questo gol il bomber di Tonara è tornato. Ai posteri l'ardua sentenza.

Intanto il sorpasso è completato, si torna in vetta. E lo si fa nel modo migliore, all'ultimo istante. Ci piace così, perché siamo esseri umani, siamo quelli dell'ultimo minuto, passiamo la vita ad aspettare ciò che deve ancora succedere. Come ogni treno preso in corsa rende un viaggio più bello, come ogni discesa è più bella dopo la salita, come ogni pilota sogna di vincere all'ultima curva. Come tutte le volte in cui, nonostante tutto, non hai smesso di dire "Forza Cagliari".

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