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La perfezione non esiste

L'analisi del match contro il Brescia

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“La perfezione non esiste, capirla è il trionfo dell’intelligenza umana, desiderarla per possederla è la più pericolosa delle follie”. Così diceva Alfred De Musset, uno dei massimi esponenti della drammaturgia francese dell’Ottocento. In questa frase penso ci sia tanto di ciò che la partita di Brescia potrebbe, e dovrebbe, insegnare al Cagliari. Un Cagliari che sino a sabato ha giganteggiato in questa serie B, facendo da padrona in questa prima parte della stagione, quasi disputando un campionato a parte. Ma vincere sempre è impossibile, la perfezione non esiste, la perfezione è delle macchine, e solo loro.

Forse non è invece solo delle macchine quella improvvisa mancanza di fornitura elettrica che viene internazionalmente riconosciuta come “black-out”. Perché avantieri, dopo quattordici giornate passate sotto una luce fortissima, dopo tre mesi di illuminazione totale, c’è stato un corto circuito. E i rossoblù, che se ne stavano ad oziare nel loro Olimpo senza quasi curarsi dei terrestri, son stati improvvisamente catapultati tra i comuni mortali, con quattro sberle in pieno volto, in una giornata da dimenticare.

Che il sabato dei sardi non fosse partito bene lo si è capito abbastanza in fretta. Erano le 15:20 quando i tacchetti degli scarpini di Coly hanno incontrato la gamba di Daniele Dessena. Frattura composta di tibia e perone, stagione finita per il capitano. La prova che a volte perdere 4-0 può anche non essere la notizia peggiore del giorno.

A questo proposito però, voglio spezzare una lancia in favore del difensore senegalese. Ne ho sentito di tutti i tipi in poche ore, in brevissimo tempo le bacheche dei social son diventate il teatro della metamorfosi di tifosi in improvvisati giudici, che hanno sentenziato in modo pesantissimo su Coly, arrivando persino ad offese di carattere razziale.

Premesso che il ragazzo ha appena 19 anni e pensare che il suo intento fosse quello di massacrare Dessena mi sembra davvero follia, riguardando le immagini è chiaro che il bresciano colpisca il pallone e poi finisca rovinosamente contro la gamba del capitano rossoblù. Mi pare evidente che non ci fosse assolutamente cattiveria in quel gesto. Certo, si può dire che l’intervento fosse troppo deciso e stilisticamente tremendo, sicuramente ci stava l’espulsione, ma in una partita di calcio si vedono entrate ben peggiori che, fortunatamente, hanno conseguenze meno infelici. Sicuramente le intenzioni del ragazzo non erano queste. Dessena stesso ha incontrato e perdonato Coly (che si è presentato in ospedale per chiedere scusa al centrocampista): un mastino come lui sa certamente che in uno sport come il calcio queste cose possono succedere.

Detto questo, la perdita di Daniele è decisamente più amara di questo 4-0. Da oggi vincere non conterà più solo per la promozione e nemmeno per la classifica. Da oggi ogni vittoria sarà per Daniele. Bisognerà lottare come leoni per lui, perché lui lo avrebbe fatto, perché lui avrebbe combattuto.

E allora forza Daniele, tornerai più forte di prima, perché cadiamo per imparare a rimetterci in piedi.

Quanto alla partita, ho già detto che un crollo era quasi fisiologico. Certo sarebbe stato più opportuno “crollare” in modo diverso, farlo più lievemente. Il Brescia, va riconosciuto, è stato messo benissimo in campo da mister Boscaglia e una piccola scusante per i rossoblù potrebbe essere l’allontanamento dal campo di Rastelli dopo solo venti minuti di gioco. Ma gli alibi sono il faro nel buio del perdente, e quindi meglio starne lontani.

Bisognerà riprendere a lavorare con umiltà e pensare a ritrovare se stessi, tornare ad essere cattivi e a macinare avversari. Avversari che oggi si sentiranno rinfrancati dalla sconfitta dei rossoblù e sentiranno di potercela fare, e proprio ora si vedrà la forza del Cagliari: dovrà saper respingere gli assalti e dimostrare che in questo campionato non c’è storia, dovrà riuscire a non sentire il contraccolpo psicologico della sconfitta, nonostante una caduta faccia più male quando avviene da così tanto in alto. Dovrà soprattutto dimostrare che il campionato lo vincerà comunque lei, che questa sconfitta sarà solo acqua nel deserto. 

Perché in fin dei conti le cadute dei più grandi non sono altro che le soddisfazioni dei più piccoli.

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