Quando al 21’ del primo tempo (dopo la sponda, un poco fortunosa, di Daniele Conti) Mauricio Pinilla trafiggeva Buffon, siglando il vantaggio del Cagliari, i pochi spettatori presenti allo stadio quasi non riuscivano a credere di aver segnato ai Campioni d’Italia, ai primi in classifica, a coloro che nelle ultime 10 partite avevano subito una sola rete.
Pochi, sì, abbiamo detto bene e lo ripeteremo alla nausea. Nemmeno 5.000 spettatori erano presenti al Sant’Elia ieri pomeriggio. Ancora una volta una partita di grido, dopo quella giocata contro il Napoli, è stata uno spettacolo per pochi intimi. La “barzelletta d’Italia”, come siamo oramai abituati a definire la vicenda stadio, continua. Ma non è l’unico tema emerso dal match di ieri.
Il Cagliari ha disputato una partita sontuosa, senza dubbio la più bella di questo campionato, per intensità, fluidità nei passaggi, concretezza in avanti, solidità difensiva. Peccato che questa favola sia durata solamente 70 minuti. Ci ha pensato Adàn, il portiere “liberato” dal Real Madrid, a riportare i rossoblù nella loro solita e opaca dimensione. Due papere, in modo particolare la prima, sul tiro di Marchisio, hanno consentito alla Juventus di ottenere una vittoria che, per i binari su cui stava viaggiando la partita, non sarebbe stata per nulla scontata.
Al di là degli errori individuali, che, per carità, possono starci, in particolare per un giocatore appena arrivato in Sardegna e che sente il peso della classica partita contro una “grande”, preferiamo focalizzare l’attenzione sulla prestazione. Quella sì, è stata davvero convincente.
Marotta in tribuna ha tremato, Conte in panchina non riusciva a comprendere come contrastare dei “furetti indemoniati” quali erano i giocatori rossoblù, mentre David Moyes, tecnico del Manchester United, prendeva appunti circa la prestazione di Davide Astori.
Ma allora, di fronte a un risultato così largo e così bugiardo, quali sono i limiti del Cagliari?
Innanzitutto, il già citato problema stadio. Una squadra di serie A non può permettersi di giocare in un impianto semi-decadente e con un numero di spettatori che nemmeno la Lega Pro. In secondo luogo, l’assenza di cambi adeguati per reparto: passi l’infortunio di Nenè, che si spera possa rientrare il prima possibile, e domenica prossima non ci sarà nemmeno Pinilla; a centrocampo, oltre i tre baluardi rimasti come titolari (Conti, Dessena, Ekdal) non ve ne sono altri. Urgono interventi, e i vari Adryan e (forse) Tabanelli, non possono bastare.
Cerchiamo, comunque, di guardare avanti con positività. Il Cagliari ha tenuto testa ai Campioni d’Italia, e non si può che essere fieri di ciò. Al termine della gara, il pubblico ha compreso la grande prestazione dei rossoblù, e ha voluto premiarli con scroscianti applausi.
La Vecchia Signora non perdona. E lo ha dimostrato anche ieri. E, poiché dagli errori non si può che crescere, non arrendiamoci: c’è una salvezza da raggiungere, e siamo solo a metà strada.