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Cagliari, fanalino di coda con il desiderio inappagato di gioire

L'analisi della sconfitta casalinga contro il Torino

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A volte servirebbe la macchina del tempo. Sarebbe bello poter tornare indietro di anni, decenni. Magari spostare la lancetta a 44 anni fa, quando il Cagliari vinse il suo scudetto, e rivivere quei momenti, la gioia, l'emozione, la sensazione di essere davanti a tutti, di avere l'Italia ai tuoi piedi. A volte, però, questo marchingegno futuristico potrebbe essere utilizzato per tornare indietro di poco, anche di una sola ora o poco più, a quando Padelli ha servito Cossu e gli ha detto "segna". Per poter così tornare al diagonale del sardo, a quell'esultanza sfrenata con la sua gente, che è anche il bello del calcio. Perché in quel momento ci siamo sentiti tutti della curva, abbiamo abbracciato il nostro numero 7 tutti insieme. Tornando a quel momento avremmo rinunciato al nostro presente, in cui sono evidenti tante spiacevoli situazioni. Innanzitutto i rossoblù sono ultimi. Da soli e con un solo punto, maturato contro il Sassuolo. Inoltre la partita di ieri sera ha evidenziato una lacuna non indifferente nella rosa dei sardi: l'assenza di una punta di peso. Non si può giocare senza un vero centravanti, specie in un gioco offensivo come quello di Zeman. Il falso nove, il Sau di turno, è un vezzo che solo il Barcellona e poche altre big possono permettersi. L'attaccante che serve in rosa ci sarebbe anche, è Samuele Longo, ma il ragazzo ancora non è stato schierato da titolare. La difesa continua a non funzionare, l'azione del gol di Quagliarella è stata magistrale ma si sarebbe di sicuro potuto far meglio. Questa volta, sempre per quanto riguarda la retroguardia, non esiste nemmeno la scusante della linea difensiva alta tipica del boemo, caratteristica che concede tanti spazi, perché entrambi i gol sono arrivati da palla inattiva. Anche sulle situazioni da palla ferma i rossoblù hanno tanto da migliorare. Resta un mistero il continuo impiego di Pisano come terzino destro: il difensore cagliaritano non sta assolutamente convincendo, a differenza di Antonio Balzano, che risulta sempre una spanna sopra il collega ogni volta che viene chiamato in causa. A centrocampo non hanno reso come ci si augurava Conti ed Ekdal, mentre ieri ci siamo accorti che quando la Macomerese si è trasformata nella Roma e quando il Selargius è diventato il Torino, Joao Pedro ha smesso di fare il fenomeno. Il brasiliano non sta legittimando assolutamente la maglia numero 10 che indossa, risultando tutt'altro che un gran giocatore. Poi l'attacco: non si capisce cosa stia succedendo a Marco Sau, vederlo giocare in questo modo è un insulto al suo talento, che è notevole. Qualche buono sprazzo è arrivato da Ibarbo, una delle poche note positive del Cagliari insieme a Cossu, che sta segnando come non ha mai fatto. Siamo solo alla quarta giornata, ma i rossoblù oggi sono il fanalino di coda del campionato, quel campionato che avrebbe dovuto segnare la svolta. Con il nostro macchinario avremmo rinunciato a tutto questo, saremmo rimasti per ore in quell'abbraccio tra Cossu e la tifoseria, ma purtroppo la macchina del tempo non esiste.

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