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Il potere di potere

L'analisi del match contro la Roma

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Napoli. Poi Benevento. Fiorentina, Milan e Genoa. Scrivilo, leggilo, ripetilo. Tra l'annegare e il sopravvivere ci passano cinque parole, e son esattamente quelle, da pronunciare o masticare, cavalcare o calpestare.

È evidente che – statisticamente parlando – raramente retrocede una squadra che vince tre partite consecutive tra la trentunesima e la trentatreesima giornata, ma è altrettanto evidente come il disastroso inverno del Cagliari avesse consegnato una situazione sportivamente drammatica. Ad oggi i rossoblù si sono regalati quantomeno un futuro, un rush finale. La corsa è tutt'altro che finita, ma non è nemmeno appena cominciata. È inutile asserragliarsi attorno alla retorica del non si è ancora fatto nulla: si è fatto tanto, eccome se si è fatto. Il Cagliari è andato ad un Cerri dalla retrocessione, mentre oggi se la giocherà quasi ad armi pari col Benevento: chi fa più punti vince, niente di più e niente di meno, con un calendario dalla portata molto simile, alleggerito in favore dei sardi dopo questa giornata in cui i rossoblù hanno scansato lo scoglio giallorosso.

Lo hanno fatto con le intenzioni e con l'applicazione immediata delle stesse, sin da quando Semplici ha dovuto fare i conti con la squalifica di Radja Nainggolan. Il tecnico ha scelto di di reagire con la rappresaglia armata: avrebbe volentieri sostituito il belga con Gaston Pereiro, poi la positività al Covid19 dell'uruguaiano (per la seconda volta, e nel suo momento migliore) ha costretto ad una nuova rimodulazione del piano: Joao Pedro, Simeone e Pavoletti, tutti dentro. La coesistenza dei tre è stato – e forse continua ad essere – il grande quesito dell'annata del Cagliari. Ieri probabilmente è arrivata la risposta: sì, con questo spirito e questa interpretazione possono avere un senso. Perché evidentemente due, tre, quattro o cinque attaccanti non fanno poi così danno se c'è chi è disposto a far le maratone. Simeone ha corso da medianaccio, Pavoletti si è sacrificato tanto, attorno a loro l'esercito ha fatto il suo. Prendiamo Nandez. Nelle ultime uscite l'ex Boca forse ruba meno l'occhio, sterza e strappa un pochino meno, ma ha aumentato spaventosamente i giri nel motore: ieri ha annullato le velleità offensive della Roma sulla sua fascia, ha maltrattato il terreno con un andirivieni disumano, degno del suo nome.

L'atteggiamento è da salvezza, i risultati ne sono la conseguenza. Ora il Cagliari sa di potere: per la prima volta, da mesi, i rossoblù hanno il coltello dalla parte del manico, padroni del loro destino. Non è poco.

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